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"Questo voleva anda' ar cinema..."
 

 

martedì, ottobre 28

Ramazan e aggiornamenti
... ma nonostante tutto, rieccomi qui nel buco puzzolente. Be', adesso posso dirvelo... pochi giorni prima di partire per Fayz Abad c'e' stato qualche scontro abbastanza violento da quelle parti, a Mazar-i-Sharif. Anche adesso, pare che ci sia una guerriglia continua tra due "signori della guerra" locali, che stanno facendo un casino pazzesco. Pare che negli ultimi giorni siano morte una sessantina di persone... comunque, a Fayz Abad non e' successo nulla.

Oggi, primo giorno di Ramazan. Tutti pensavamo iniziasse ieri, e solo ieri mattina si e' saputo che invece iniziava oggi. Pare che vada con le fasi lunari. Cose da pazzi... siamo nel 2000 e questi ancora basano la loro vita sulle fasi lunari, come 5000 anni fa...
Comunque, Ramazan vuol dire in pratica che nulla deve entrare nel corpo, ne' solido, ne' liquido, ne' fluido, piu' o meno dall'alba al tramonto. Quindi niente cibo, niente bevande, niente sesso, ma nemmeno iniezioni, o medicine... a meno di essere in pericolo di vita, nel qual caso e' consentito prendere lo stretto necessario. Anche in questo caso, pero', farlo di fronte ad altri e' considerato decisamente maleducato. Ad ogni modo, ieri ho fatto un giro con Naseer (che, per inciso, venerdi' e' diventato babbo!), e mi sono fermato a fare un po' di spesa... cioccolata, biscotti, qualche lattina... insomma, il necessario per sopravvivere alcuni giorni. Abbiamo poi festeggiato l'inizio del Ramazan ingolfandoci di schifezze. Abbiamo iniziato a pranzo, con una visitina al cosiddetto ristorante italiano, dall'improbabile nome di "Popolano". Non capisco un gran che perche' si faccia chiamare ristorante italiano, visto che non c'e' assolutamente nulla di italiano. L'arredamento e' in stile arabo, e il menu presenta talmente tante storpiature (tipo "pasta corobonara", "spagetti alfrido", "pasta bolougnese") che chiamarlo "italiano" e' veramente troppo ottimistico. Comunque, ho esordito con un antipasto di gamberetti in salsa di aglio, pepe e aceto che non erano proprio male... ma sicuramente erano strani. Naseer si e' rifiutato di assaggiarli, perche' non ha mai visto un gambero in vita sua, e non sa se gli e' permesso mangiarne. No comment.
Visto che mi piace una certa dose di rischio (e gia' prendere del pesce a Kabul non e' male, visto che si trova in Afghanistan, nell'entroterra e a 1700 metri di quota...), ho deciso di giocarmi il tutto per tutto... e ho ordinato una carbonara. Anzi, una "corobonara". L'avessi mai fatto.... e' arrivato questo piattone di spaghetti scotti alla perfezione, immersi in una salsa di qualcosa che sembrava panna (e non ho voluto indagare...) con pezzetti di qualcosa che somigliava a wurstel... del tutto insipida, senza il minimo sapore. Vabbe', sono esperienze che vanno fatte. Non mi sono sentito male, e questo e' gia' parecchio. Non credo ci sia nemmeno rischio di salmonella, visto che secondo me l'uovo quella pasta l'ha solo sentito nominare....
Abbiamo poi proseguito in serata, ingolfandoci di pakhaura e di altre cose dal nome impronunciabile, ma del tutto simili alle nostre crocchette di patate, il tutto rigorosamente comprato da bancarelle fetenti in mezzo alla strada. Curiosamente, neanche stavolta il mio stomaco ha reagito... o si e' rassegnato, oppure e' in coma...

Per gli aggiornamenti: le UN hanno sospeso le missioni in ben quattro province a sud, per via dell'aumentare degli scontri fra talebani e militari. Inoltre un'altra scuola e' stata fatta saltare in aria dai talebani, sempre a sud. E' la seconda, questa settimana. Fortunatamente hanno avuto il buon gusto di farlo all'una di notte, mentre la scuola era deserta...



sabato, ottobre 25

Rientro alla base
Rieccomi qui, di ritorno dal meeting dei grandi capi a Fayz Abad. Un altro mondo.... in questi tre giorni ho scritto un po', ma non ho avuto modo di pubblicare per motivi tecnici (connessione inesistente...). Percio' pubblico tutto adesso, qui di seguito. I commenti finali a dopo... magari a domani, perche' adesso non mi va!
Afghanistan, finalmente!
Nel momento in cui scrivo (Mercoledi' 22 Ottobre, ore 18.00) mi trovo accoccolato su una sedia, con il portatile su un'altra sedia, in un box totalmente spoglio, contenente solo un letto a castello e un attaccapanni (e ovviamente due sedie). Mi trovo a Fayz Abad, Afghanistan. E che Afghanistan! Comincio a pensare che Scott abbia ragione quando dice che questo paese e' bellissimo, fuori di Kabul.

Siamo partiti da Kabul intorno alle 13.30, e mi aspettavo il solito Fokker scassato... ma mai aspettarsi troppo! Mi sono trovato su un Beechcraft 1900. 20 posti, BI-ELICA!!! Ad ogni folata di vento si scuoteva come un aeroplanino appeso a un filo... comunque, dopo un paio d'ore di volo, atterriamo in questa valle circondata dalle montagne e attraversata da un fiume che dopotutto e' un signor fiume, quanto meno rispetto al Kabul, dalle acque di un bel verde smeraldo, molto largo, e di una certa portata. SI chiama Poochka. Mi aspettavo una citta', considerando che Fayz Abad e' capoluogo di provincia, e sotto i Talebani era addirittura capitale. Ma in realta' e' un villaggio, con case di fango, negozietti ricavati nella roccia, mucche e capre che scorrazzano per le strade, la solita massa di gente zozza e trasandata. E' uno zozzo diverso, pero'. Quello di Kabul e' smog, terra, polvere, mentre questo e' principalmente fango. Ma e' questo, l'Afghanistan che ci si aspetta, quello con i vecchi dai turbanti colorati e le barbe lunghe, vestiti di stracci, che si lavano nel fiume. Con i contadini bruciati dal sole che bastonano il loro asinello carico di legna. Con i bimbi sudici ma felici, che giocano, ti seguono, ti ridono dietro forse perche' non hanno mai visto un europeo, o forse perche' non immaginavano che un europeo potesse sorridergli e dirgli "Salam aleikum, hubasti?". Ridono, ridono contenti. Tutti sono curiosi, ma gentili, si fanno fotografare abbastanza volentieri, tranne quando provi a fotografare le donne, tutte rigorosamente in burqua, per la maggior parte bianco.
Non e' che sembra di essere "sul campo"... SIAMO "sul campo", in mezzo agli Afghani veri, quelli che lavorano la terra, e non fanno gli impiegati negli uffici piu' o meno internazionali di Kabul. Siamo andati a fare una passeggiata di un'oretta, ho fatto un po' di riprese e un sacco di foto, sperando che vengano bene. Rimpiango di non aver comprato una macchina digitale, la qualita' sarebbe stata sicuramente migliore. Il posto e' molto bello, incassato tra le montagne, con questo grande fiume verde in mezzo. Montagne piene di bunker diroccati, montagne dalle quali Massoud "The Great" usava dare belle mazzate agli invasori russi. Forse l'Afghanistan non e' un posto per passarci le vacanze, ma comincio a pensare che valga la pena farcisi un giro. E comincio anche a capire quelle persone che hanno passato anni in posti sperduti e selvaggi come Zambia, Nigeria, Iraq, Yemen, Somalia... e a Kabul si sentono male, e vogliono tornare li', "sul campo", in mezzo alla gente "vera". Mi piacerebbe tanto saper parlare il Dari, per poter chiacchierare con queste persone al di la' del "Salam", del "Chotorasti?" e del "Tasha korr", che comunque sembrano fargli un sacco di piacere. Continuo a trovare gente che mi scambia per Afghano, e mi saluta in Dari. Quando rispondo al saluto, sempre in Dari (almeno questo ho imparato a farlo), si convincono che sono uno di loro, e attaccano tutto un discorso di cui capisco si' e no una parola... ma se rimangono un po' delusi, quando rispondo in inglese, non lo danno a vedere.

Siamo sistemati nella guest house locale, un recinto in muratura che racchiude un certo numero di container come quello che mi fa' da ufficio a Kabul, come quello che ho descritto poco fa. C'e' la corrente elettrica, ed e' gia' parecchio. C'e' pero' una sala comune molto bella, arredata con tappeti, vasellame cinese, un televisore satellitare, un computer che in teoria dovrebbe essere connesso a Internet, ma che finora ha funzionato solo a calci. Il manager, Ayoub, e' un tipo basso, tarchiato, cerimonioso ma simpatico, che ha costruito tutto questo partendo da un paio di baracche in legno. Qualche comfort c'e', tipo il frigorifero, e per stasera e' previsto un barbecue.

Domani ho la giornata praticamente libera. Il mio intervento al grande meeting dei grandi capi e' previsto per venerdi' mattina, percio' mi sa tanto che domani me ne vado a fare un po' il turista. Saro' da solo, ma non mi importa... qui non sembrano esserci "security issues", questioni di sicurezza, e la gente e' cordiale. Mi sta quasi venendo voglia di rimanere qualche giorno in piu', quando mi scadra' il contratto, e girare un po'...
Secondo giorno in Afghanistan (quello vero)
NIente barbecue ieri, ma una cena BEN diversa dal riso e pollo cui (non) mi sono abituato. Una zuppa vegetale come antipasto, e poi una teoria di piatti vari, dall'insalata di pomodori, cetrioli, olive e sottaceti, a una pappetta di spinaci che ricordava tanto, nell'aspetto, la melokhia tunisina, e poi kebab come se piovesse, riso si', ma con del mutton, agnello, e poi altro ancora, e uva e mele locali, e melone di Kandahar, e vino bianco francese e rosso australiano... insomma, 4 dollari ben spesi! Alla faccia del pollo e del riso kabulliani.

Una nottata un po' cosi', nel mio bel container ultrariscaldato dalla stufetta a olio improviddamente lasciata accesa... verso le tre di mattina ho dovuto alzarmi per spegnere la stufa e socchiudere la porta, per far entrare un po' di fresco. Non ricordo chi mi ha detto che a Fayz Abad fa freddo, ma se lo trovo lo strangolo: mi sono portato quanto di piu' pesante sono riuscito a trovare, e fa' un caldo belva.
Stamattina e' iniziato il meeting dei grandi capi. Mi aspettavo un ufficio, ma si sono riuniti sotto il gazebo nel giardinetto della guest house... mica scemi, i grandi capi! Il mio intervento e', appunto, domattina, quindi intorno alle 8.30 sono andato in ufficio, mi sono fatto assegnare una macchina con autista, e mi sono fatto scarrozzare in giro per un'oretta e mezza. Ho visto la "citta' vecchia", come la chiamano per distinguerla dalla "citta' nuova", quel posticino fangoso che abbiamo visto ieri. La citta' vecchia e' praticamente una serie di stradine altrettanto fangose, rigorosamente in terra non battuta, rigorosamente dissestate, fiancheggiate da una serie infinita di quelli che gli Afghani pomposamente chiamano "negozi", ossia buchi ricavati in costruzioni di pietra e fango, in cui vendono una quantita' spaventosa di terrificante paccottiglia, oltre a generi alimentari vari, soprattutto frutta. Non vi parlo di quelle che noi chiameremmo "macellerie", perche' non voglio disgustarvi oltremodo... Mi sono comunque messo d'accordo con Amir, l'autista, per tornare li' nel pomeriggio e fare un giro a piedi, stavolta. Chissa' che tra tutta quella confusione non riesca a trovare qualcosa di carino da comprare. Mi piacerebbe comprare un tappeto, visto che probabilmente i prezzi sono piu' bassi che a Kabul, ma non saprei proprio come portarlo indietro. Non credo me lo passino come "bagaglio a mano"... e sono quasi certo che spedirlo come bagaglio non sia una grande idea, a meno di accettare l'eventualita' di non trovarlo al mio arrivo...
Secondo giorno, pomeriggio
Detto, fatto. Amir e' arrivato alle due e mi ha riportato alla citta' vecchia. Ha "parcheggiato" (nel senso che ha lasciato la macchina sul bordo della "strada") e abbiamo fatto una passeggiatina su quelle deliziose stradine piene di fango, in mezzo ai miliardi di Afghani che le affollano. Un sacco di tappeti, ma c'e' il problema di trasporto che dicevo prima. Ci sono anche un sacco di venditori di stoffe. Pare che i vestiti gia' pronti non vadano di moda... uno si compra la stoffa, poi va dal sarto che gli fa' un vestito su misura. Il problema e' che Ale non e' qui con me ( :-( ) per poter andare da un sarto, e portare la stoffa a Roma non mi sembra una luminosa idea, a meno di trovare un sarto in grado di lavorarla "ammodo".... questo, ovviamente, se non si considera il fatto che le stoffe che si trovano hanno dei colori che da noi si indossano solo a Carnevale.

Il giro non e' durato molto, perche' evidentemente Amir non era molto interessato a fare shopping. Mi ha riportato alla guest house dopo meno di un'ora, in cui sono riuscito a comprare solo un pakul. Cosa sia un pakul chiedetelo a Stefano, che ne voleva uno. Certo, lui l'ha chiamato "piadina talebana", ma che volete, ha fatto l'Agrario...
Comunque sia, non ero pienamente soddisfatto, percio' ho congedato l'autista e mi sono rimesso a camminare, stavolta nella Shar-e-naw locale, la "città nuova" qui vicino. Qualche negozio "minore" (e vi lascio immaginare cosa cio' significhi), un saluto a un vecchio che cuoceva kebab, e un sacco di bambini schiamazzanti. Due episodi curiosi: mi fermo a riprendere dei camion WFP che partono dal locale magazzino WFP, e un furgoncino con a bordo cinque o sei locali si ferma, e i tipi mi invitano a salire. No, grazie, rispondo, preferisco camminare... e questi insistono, sorridendo, molto amichevoli. Saluto, stringo mani, e questi che insistono... alla fine ho salutato, forse un po' troppo bruscamente, e mi sono allontanato a grandi passi... mah! Va bene l'ospitalita', passi la cordialita'... magari volevano solamente farmi fare un giro del posto... o magari no...
Secondo: tornando alla guest house incontro una banda di quattro o cinque bimbi fra i tre e i cinque anni, ovviamente zozzi fino al midollo, che non parlano una parola di inglese, ma riescono comunque a farmi capire che vogliono che li riprenda con la telecamera. Si mettono in posa, gli scatto una foto, gliela faccio rivedere sul display, e loro scoppiano a ridere come matti, indicandosi a vicenda. Non gli basta, ne vogliono un'altra, e poi un'altra ancora, ogni volta facendosi matte risate rivedendosi. Alla fine ho dovuto salutarli a forza, altrimenti sarebbero andati avanti a oltranza... pero' e' stato bello stare li' circondato dai marmocchi schiamazzanti... mi sarebbe tanto piaciuto sapere un po' di Dari...
Fine del viaggio
Bambini. Bambini, e ancora bambini. Una quantita', una pletora, una teoria, una miriade, una cotola di bambini. Ma andiamo con ordine.

Stamattina (venerdi' 24) c'e' stato il gran finale di ACORD 2.0, la presentazione ai grandi capi dei sei uffici regionali WFP in Afghanistan. Dovevo chiacchierare per mezz'ora, siamo andati avanti per tre ore, fino all'ora di pranzo. Anche a loro ho fatto il giochino di fargli prima vedere come e' facile inserire "dati monnezza" nel database attuale, e poi gli ho mostrato i vari controlli automatici che ho messo nella nuova versione. Me la sono ovviamente tirata un pochino, accennando anche alle varie funzioni di back office, alla generazione automatica delle maschere, alla nuova politica di sicurezza, e cosi' via. Hanno fatto un sacco di domande, hanno proposto alcune modifiche (molte delle quali le ho fatte in giornata...), e poi ho incassato un "Very impressive!" del vice di Susana. Comunque, sono tutti contenti, e adesso anche gli altri vogliono che torni a gennaio. Il meeting poi e' continuato senza di me, che non avendo molto da fare ho fatto le modifiche richieste e mi sono visto "Terminator 2" via satellite...

Nel pomeriggio siamo andati quasi tutti a fare un giro per la citta' vecchia, il mercato, in pratica. Non ho comprato nulla, ma abbiamo camminato molto piu' di quanto ho fatto ieri, e dovunque passavamo si creava un capannello di gente che ci guardava con molta curiosita' (eppure dovrebbero essere abituati a vedere stranieri, visto che solo a Fayz Abad ci sono circa 12 organizzazioni internazionali all'opera...). Qualcuno piu' ardito ci salutava e ci stringeva la mano, e la mia (ancorche' superficiale!) conoscenza del complesso rituale di saluto li mandava in sollucchero. Ma piu' che altro, bambini. Una quantita' infinita di bimbi presumibilmente tra i tre e cinque anni che ti sciamano intorno ridendo, pigolando, ciangottando, parlottando, divertendosi un molto ogni volta che li saluti con un "Salaam" o un "Bakhairasti?". Terribilmente incuriositi dalla telecamera, si offrono come soggetti per farsi fotografare. Ovviamente non me lo sono fatto dire due volte (tanto non avrei capito una parola nemmeno la seconda volta...) e ho fatto un po' di foto. Anche stavolta, matte risate nel rivedersi sul display. Ce n'e' stato uno, in particolare, che all'inizio aveva rifiutato di farsi fotografare. O almeno cosi' mi e' parso, visto che indicava se stesso e poi faceva segno di "no" con il dito. Pero' mi e' venuto il dubbio che stesse dicendo qualcosa del tipo "Guarda, che a me non mi hai mica fotografato, ancora!". Il fatto e' che mentre gli altri bimbi si sono allontanati quando li abbiamo salutati, questi qui mi e' venuto dietro fino alla macchina, e quando sono salito e' rimasto a guardarmi con una faccetta triste che non si puo' descrivere. Al che gli ho sorriso e l'ho salutato con la mano, e solo a questo punto ha sorriso anche lui e si e' allontanato sgambettando, ridendo tutto contento. Mah! Chissa' che gli passava per la testa...

Nel tornare alla guest house abbiamo incontrato una mezza dozzina di carri armati russi. O meglio, le loro carcasse... ci siamo fermati a fare un po' di foto, e manco a dirlo... dal nulla sono usciti una decina di bimbi schiamazzanti, sudici, ecc. ecc. Va da se' che anche questi, appena vista la telecamera, hanno chiamato parenti, compagni, amici e quant'altro sono riusciti a rastrellare, e tutti insieme si sono messi in posa per farsi riprendere. Ho fatto una foto che spero sia venuta bene, con alcuni di questi bimbi accucciati davanti al cannone di un carro armato... non vincera' il Pulitzer, ma a me piace molto. Nell'ultima scena che ricordo ci sono io inginocchiato a terra, e questa massa di bambini tutti stretti intorno a me per rivedersi nella foto, che puzzavano come cavalli e ridevano come pazzi, felici come non mai...

Domani sara' ancora piu' difficile il ritorno in quel buco puzzolente di Kabul...



martedì, ottobre 21

Verso la fine
Lo so, lo so... non aggiorno piu' il blog, che fine ho fatto, ecc. ecc.... ma ormai mancano solo tre settimane alla fine, e le fasi finali di un progetto sono sempre molto convulse. Susan freme per "lanciare" il nuovo ACORD, che pero' ha ancora qualche lacuna qui e la'... Faremo il possibile in questa settimana.
Inoltre, ormai sono diventato un personaggio famoso e importante, per cui sono sempre in giro per meeting, training e presentazioni... Be', insomma, piu' o meno. L'altro ieri ho partecipato a tre ore di pallosissimo meeting in cui si discutevano i compiti degli Area Offices e degli Implementing Partner (quelle organizzazione che effettivamente distribuiscono il cibo alla popolazione). Totalmente inutile, ma Susana voleva che fossi presente. Ieri invece c'e' stato il cosiddetto "training" ai Focal Points dei vari Area Offices, cioe' quelle persone che fanno da collegamento tra l'Ufficio Regionale (qui a Kabul) e i sei Area Offices sparsi nel paese (Kabul, Mazar-i-Sharif, Fayz Abad, Kandahar, Hirat, Jalal Abad). All'inizio mi sono sentito molto Bill Gates alla presentazione di Windows 98, nel senso che non ha funzionato un cavolo, e mi si e' inchiodato tutto... un figurone. Poi ho trovato una versione piu' vecchia che pero' bene o male funzionava, e sono andato avanti con quella. Al termine comunque sono rimasti soddisfatti, visto che in ogni caso i miglioramenti rispetto alla versione attuale sono evidenti. Nel pomeriggio invece c'e' stato un altro meeting, con le stesse persone, per discutere alcuni aspetti tecnici e logistici dell'intera faccenda, ma non vi annoiero' con i dettagli. Alla fine della fiera, la situazione e' questa: domani parto con Jolanda, andiamo a Fayz Abad, nel nord Afghanistan, per partecipare a un altro meeting, quello dei capi dei sei uffici regionali (quel che si chiama "incontro al vertice"!), dove dovro' presentare ACORD anche a loro (sperando che stavolta funzioni tutto...). Staro' via tre giorni, e ritornero' sabato. Nel frattempo lascero' qualche "compito a casa" a quel pelandrone di Naseer, sperando che mi faccia trovare qualcosa di pronto quando torno. Dopodiche' dovremo (dovro', temo...) occuparmi del passaggio dal vecchio ACORD al nuovo, con conseguente trasferimento di dati, procedura di installazione, e cavoli vari. Il tutto domenica, giorno di inizio del Ramadan.

Questa cosa del Ramadan mi preoccupa un po'... gia' trovo che sia fuori dal mondo il fatto di svegliarsi alle quattro di mattina per pregare... ma poi, passare un mese intero senza mangiare durante il giorno mi pare proprio da pazzi. Lo so, il divieto non dovrebbe valere per me che non sono mussulmano, purtuttavia ci passo le giornate, in mezzo ai mussulmani, e non credo proprio che sia salutare ingozzarmi di cibo davanti a loro...

Il contratto di Alejandro e' ormai scaduto, e lui sta facendo il turista da qualche parte qui in giro. Qualche giorno fa siamo andati al "gay corner" di Scott e ci siamo fatti una piu' che decente pasta al pesto, con le trenette e il pesto che ho riportato dall'Italia. Senza contare la fettona di parmigiano che si e' trasferita direttamente dalla plastica ai nostri stomaci nel giro di pochi istanti... ora abbiamo in programma una "dumpling and movie night". In pratica, una quantita' smodata di ravioli al vapore al ristorante cinese, e poi proiezione privata di un qualche film orrendo, al "gay corner" di Scott.
Con Scott sto legando parecchio, e tra l'altro gli sto risolvendo un po' di problemi con un altro database. Questa e' proprio buffa. Fino a poco tempo fa c'era questo tipo inglese, Ian, con una faccia da deficiente come poche se ne vedono in giro, che sembrava dovesse essere una specie di dio in terra, assunto per lavorare a questo database che usano alla sezione VAM (che non ricordo cosa significa, ma qualcosa che ha a che fare con le mappe, la popolazione, il monitoraggio del territorio). Non si sa bene da dove venisse, ma si sa che e' il marito di una tizia che lavora con qualche ministro locale... Insomma, questo Ian che se la tirava da morire e' andato via qualche giorno fa. L'altro ieri Scott bussa alla mia porta e mi dice che ha qualche problemino con questo database. Vado a dare un'occhiata e scopro che e' del tutto simile al vecchio ACORD: una massa di tabelle infinita, senza NESSUN collegamento l'una con l'altra... ho guardato Scott con aria MOLTO significativa, e mi ha detto che anche lui, che non ne capisce nulla, ha avuto l'impressione che non fosse proprio un lavoro ben fatto. Sapete quanto prendeva Ian? Dieci milioni al mese.



giovedì, ottobre 16

Andata e ritorno
Eccomi di ritorno dalla mia seconda (e per ora ultima) settimana di R&R. Questa volta il delirio per il biglietto e' stato completo. Provo a riassumere.

Il volo Islamabad-Dubai era pieno. Nell'affannosa ricerca di un percorso alternativo, "la mia compagna" (sua propria definizione) riesce a trovare un Islamabad-Karachi-Dubai-Roma, con qualche complicazione: arrivato a Islamabad avrei dovuto ritirare e pagare il biglietto per Karachi. Del biglietto Karachi-Dubai non si sapeva ancora nulla fino alla sera prima della mia partenza, mentre la prenotazione Dubai-Roma, se non ho capito male, era a posto. Con un febbrile scambio di mail e una demenziale chattata cui partecipano anche Stefano e Claudio, decidiamo che la mattina del 9 con un fax alla guest house di Islamabad mi avrebbero fatto avere notizie.
Parto dunque per Islamabad, ma tutto il mondo e' paese. Facendo la fila per il check in all'aeroporto di Kabul, c'e' qualche furbo che tenta di passare avanti, scatenando le proteste dei miei vicini di attesa. Il che e' comunque uno spunto per iniziare una conversazione, e quindi mi trovo a scambiare quattro chiacchiere con questo tipo alquanto inquietante di nome Rudolph "Rudy" Rodrigues, un canadese di origini boh!, che lavora per il governo transitorio afghano. Chiacchiera qui, chiacchiera la', gli dico del mio problema di biglietto, e lui mi dice che a Islamabad lo verra' a prendere il suo agente di viaggi, che sicuramente trovera' una soluzione. Partiamo, arriviamo, trovo questo tizio e gli dico che ho bisogno di un biglietto per Roma, e lui mi fa: "No problem". Come, no problem? Se il volo e' pieno! E lui mi rifa': "No problem". Scopro cosi' che questo tipo lavora per una agenzia di viaggi accreditata dalla Emirates stessa, e che ad ogni volo fanno come i bagarini allo stadio: riservano un certo numero di posti, che poi rivendono ai propri clienti. Risultato: per le altre agenzie il volo risulta pieno. Prima di comprarlo, pero', devo sapere cosa e' successo a Roma, per non trovarmi poi alla fine con due biglietti invece di uno. Tento di chiamare Alessandra, poi i miei, poi Stefano. Alla fine l'operatrice al telefono mi dice che ci sono problemi sulla linea e non c'e' modo di chiamare Roma. Sto per smadonnare, quando la donnina alla reception della guest house mi sventola davanti due fax arrivati per me. E' Stefano, che mi informa che a Karachi dovrei trovare il fatidico biglietto, avvisandomi di NON pagarlo. Suppongo quindi che sia un prepagato, e contatto il faccendiere pakistano per dirgli che ho gia' il biglietto, ringraziarlo e che no, non ho piu' bisogno del suo. Al che lui mi fa: "No problem. Puoi annullare quello e fare il diretto Islamabad-Dubai pagandolo qui, e facendoti rimborsare quell'altro. Operazione standard, nessun problema.". Va bene, dico, risparmio cinque ore di volo e un cambio d'aereo. Vado quindi alla sua agenzia, mi dice che facendo questo biglietto la cancellazione di quell'altro e' automatica. Chiedo se devo cancellare anche la prenotazione Islamabad-Karachi, e lui mi fa: "No problem. Automatica.". Tutto questo automatismo mi insospettisce un po', pero' lui e' convinto, e io mi fido. Risultato: io viaggio tranquillo da Islamabad a Dubai a Roma, risparmiando cinque ore di volo e 160 dollari.

Ma a Roma la situazione e' ben diversa. La Emirates sparge la notizia che a Dubai non sono mai arrivato. Alessandra ricomincia a litigare col banco Emirates all'aeroporto, dopodiche' ci si mette anche mio padre che li accusa di perdersi i passeggeri per strada, o in alternativa di avermi buttato giu' dall'aereo tra Islamabad e Karachi. La Emirates che si rifiuta di rilasciare notizie sui passeggeri per rispetto della privacy, mio padre che esprime il suo parere sulle leggi sulla privacy... insomma, una scena cui mi sarebbe piaciuto assistere. Comunque, tutto risolto al mio arrivo. Non si prevedono ovviamente altre R&R, ma nel futuro mi rivolgero' direttamente al faccendiere pakistano...



martedì, ottobre 7

Ogni tanto riciccio...
Questa settimana e' stata VERAMENTE stressante... sto ACORD non vuol saperne di morire con dignita', e fa' di tutto per complicarmi la vita. In piu' oggi pomeriggio c'e' stato un altro "preview meeting" in cui ho presentato la nuova versione. L'ultima volta era per i "lavoratori", quelli che dovranno effettivamente usarlo. Stavolta era per i "politici". Era presente anche Susana, la capa globale mondiale totale galattica. Che essendo persona estremamente sveglia e intelligente, ha subito colto alcune possibili migliorie e non si e' fatta scuorno di proporle. Al che, scherzando, ho detto "Va bene, vuol dire che tornero' a gennaio". E lei non ha riso. Per niente.

Dopo il meeting (che comunque e' andato benissimo, sono tutti entusiasti. Anche perche' PRIMA gli ho fatto vedere come nel database attuale si puo' inserire qualunque tipo di monnezza, e poi gli ho mostrato i SEVERISSIMI controlli che ho implementato nella nuova versione...), dopo il meeting, dicevo, sono andato a parlare direttamente con lei nel suo ufficio. Affabile come al solito, disponibile come sempre, abbiamo chiacchierato del piu' e del meno per una mezz'oretta. Pero', da quando sono uscito da quell'ufficio, praticamente do' per certo che tornero' qui a meta' gennaio.

Ma non basta. E no. Perche' tra un piu' e un meno ho inserito il mio dispiacere per non poter finire in tempo l'altro database, quello per le Risorse Umane. Non e' complicatissimo, ma ACORD assorbe tutto il mio tempo, e specialmente adesso in queste fasi finali. Al che Susana se ne e' uscita dicendo che potremmo anche pensare a qualche tipo di contratto per cui il lavoro lo faccio da Roma tra qui e gennaio. Io ho traccheggiato un po', me la sono tirata un po', e poi ho detto che era un'idea non da scartare, e che se ne poteva parlare. Nel frattempo, visto che anche lei nei prossimi mesi passa a Roma qualche giorno, l'ho invitata a una cena a Fiumicino. Vongole, visto che ne va matta. Pare abbia accettato... insomma, mi sono fatto un amico potente... vediamo cosa ne esce fuori.

A parte questo. Domattina parto per la mia seconda R&R. E stavolta e' anche peggio della prima, nel senso che se l'altra volta avevo un biglietto, ma non sapevo come ritirarlo, stavolta il biglietto non ce l'ho proprio. Intanto vado a Islamabad, e quanto meno sono riuscito a prenotare una stanza nella solita Guest House, e un conducente che mi ci porti. Ma se non si libera un posto su un aereo, passero' cinque simpatici giorni bestemmiando a Islamabad.... speriamo in un miracolo (ma 'sti aerei sempre pieni.... ma tutti 'sti pakistani che vanno a Roma, ci stanno????)

Che altro? Ah, si'. Notizie sparse.

Stasera dovrebbe venire Scott con un paio di amici, andiamo al ristorante cinese a ingozzarci di ravioli al vapore.

Dal primo novembre aumenta l'affitto della Guest House. Si pagheranno 45 dollari al giorno. Ebbene si', 45 dollari al giorno, non ho sbagliato a scrivere. Il prezzo di un camera in un ottimo albergo romano. Non venite ad abitare a Kabul, gli affitti sono carissimi. Per un pranzo? 5 dollari. Una cena? 5 dollari. Colazione? 2 dollari. In pratica una persona normale che fa tre pasti al giorno dovrebbe pagare 12 dollari al giorno per mangiare. Una follia, in un paese dove con due dollari mangi abbondantemente, ovunque, per tutto il giorno, con possibilita' di scelta, e non forzato a cibarti di riso e pollo.... Qui c'e' chiaramente un problema di gestione. Ma purtroppo non abbiamo nessuna voce in capitolo (e io meno di tutti).

Sabato c'e' stata una sparatoria a Flower Street. Hanno accoppato un tizio che vendeva alcool per strada. Ora, credo ci siano modi piu' eccitanti e intelligenti di suicidarsi, che andare a vendere alcool per le strade di Kabul... ma tant'e'. La gente e' proprio strana.

Hanno aperto due nuove stazioni radio. Una a Jalal Abad, chiamata "Sharq", che ci si aspetta possa trasmettere fino a 35 Km. L'altra e' "Radio Bamyan", ovviamente aperta a Bamyan.

L'altro ieri una squadra di sminatori UN e' stata attaccata vicino Kandahar, e uno sminatore e' stato ferito. Dovete sapere che Kandahar, nel sud Afghanistan, e' sostanzialmente l'ultima roccaforte talebana. Un posto orrendo, a sentire chi c'e' stato, dove i talebani ci sono ancora, semplicemente hanno abbandonato il turbante nero e si mischiano nella folla. Folla assolutamente maschile, visto che le donne sono recluse in casa. Un posticino vacanziero niente male, nevvero? Non ho visto "Viaggio a Kandahar", ma chi l'ha visto mi ha consigliato di non perdermelo, e di moltiplicare per cinque, per avere un'idea di cosa e' effettivamente Kandahar....

Bene, direi che per oggi e' abbastanza. Sono le 18.30, vado a preparare la valigia... e speriamo bene...



venerdì, ottobre 3

Aggiornamenti
La situazione in giro e' ancora difficile. E' in atto una intensa campagna per l'eliminazione dei campi di papavero, che ancora producono la maggior parte dell'oppio in giro per il mondo, e che nel "dopo-talebano" sono ovviamente diventati la piu' immediata fonte di sussistenza per il paese. Il problema e' che i coltivatori non sanno bene chi sia il responsabile di questa cosa, per cui, per non sapere ne' leggere ne' scrivere, se la prendono indistintamente con tutti quanti, missioni UN comprese. Risultato: diverse missioni UN sono state sospese in tutto il paese. La situazione peggiore e' sempre a sud, dove non si puo' viaggiare se non scortati dai militari, e dove certe aree sono ancora dichiarate off limits.Ovesti, nord e centro non danno grossi problemi.

Il talebano non da' tregua. Due tendoni che fungevano da scuola, in una provincia qui vicino, sono stati incendiati dal simpatico talebano, il che porta a 19 il conto delle "scuole" incendiate negli ultimi quattro o cinque mesi. Sono stati trovati sul luogo dei volantini che avvertono la popolazione di "non mandare a scuola le ragazze", con la minaccia di ritorsioni.
Un'altra notiziona riguarda il rapimento di bambini, che pare sia uno sport locale molto diffuso. Pochi giorni fa un tizio e' stato arrestato mentre tentatava di portarsene via uno, e la polizia ha detto che era il decimo arrestato a Kabul per questo reato. Altri 85 sono stati "recuperati" dalla polizia negli ultimi tempi, e 50 sono stati intercettati mentre venivano trasferiti da una provincia all'altra. Qualcuno si e' chiesto perche' rapire i bambini, reato che a quanto pare e' in aumento. Sono state individuate le cause principali:
  • La competizione tra famiglie per avere bambini, specialmente maschi;
  • Trafficanti di droga, probabilmente per usarli come corrieri;
  • Vendita di organi
  • Avviamento alla prostituzione e all'accattonaggio;
  • Infine, e questa e' proprio grande!, per usarli come fantini nelle corse dei cammelli in alcuni paesi arabi
A ciascuno il proprio commento...




mercoledì, ottobre 1

Afghanita'
Ieri deve essere successo qualcosa. Nessuno sa bene cosa, ma per svariate ore ci sono svolazzati sulla testa diversi elicotteri militari, a bassissima quota. Le finestre tremavano. Per la prima volta ho visto un Apache, e cavolo!, se fa paura!!! Vederlo da cosi' vicino, e per di piu' in volo, fa un certo effetto! Mah... magari era solo un'esercitazione. Pero' in questi giorni girano anche diverse voci su certi allarmi di sicurezza... Niente di ufficiale, pero' pare anche che vogliano ripristinare il coprifuoco alle 23.00. Ma finche' non c'e' nulla di ufficiale, possiamo dire tutto e il contrario di tutto

Gli afghani sono ossessionati dal sesso. Ormai e' appurato, un dato di fatto, una verita' scientifica e incontrovertibile. Il 99% del loro "umorismo" (consentitemi le virgolette) e' basato sul sesso, ma in maniera talmente infantile che (questo si'!) fa ridere. Sembrano le barzellette e le battute che noi sentiamo alle medie, solo che a loro piacciono proprio! Si fanno certe matte risate....
Poi sono uno spettacolo irrinunciabile ogni volta che passano delle ragazze. Interrompono i discorsi, se stanno mangiando rimangono col boccone in bocca senza masticare, e scrutano, scrutano, scrutano... che c'avranno da scruta', dico io, che qui le donne sono coperte (letteralmente!) dalla testa ai piedi. L'unico un po' piu' serio e' proprio Naseer, che spesso richiama i suoi amici invitandoli ad abbassare la voce, per evitare che le pulzelle di turno possano sentire le loro battutine salaci. Ieri ho avuto una rivelazione. Dopo uno di questi "passaggi" uno di loro mi ha rivelato che ultimamente le donne cominciano a portare vestiti un po' piu' stretti del solito. Il che, a quanto pare, risveglia i loro ormoni. Dei maschietti, non delle donne. Faccio notare che "il vestito stretto", secondo i canoni occidentali, non era piu' stretto di un camicione premaman.

Alejandro e' stato di recente a una festa di matrimonio di un suo conoscente afghano. C'erano solo uomini, tutti seduti a chiacchierare del piu' e del meno. Alejandro dice che "si spulciavano" a vicenda come le scimmie, e non so se crederci o no. Poi ogni tanto racconta delle sue peregrinazioni in giro per Kabul (e' qui da due anni, e l'ha girata in lungo e in largo). Rimane attonito ogni volta che pensa ai venerdi'. Avete presente il venerdi'... qui e' come il sabato da noi, anzi di piu'. Un misto di sabato e domenica, visto che nessuno lavora. Bene, cosa facciamo noi nel nostro Occidente decadente? Usciamo! Andiamo in giro, i piu' giovincelli si fanno qualche "vasca" a Via del Corso, a rimorchiare, a farsi rimorchiare, a guardare le vetrine, e cosi' via. Qui pure, in un certo senso... solo che lo fanno solo gli uomini. Non si vede una donna neanche a cercarla col lanternino. In quanto al rimorchio, non so che dire... e' vero che qui gli uomini hanno certi atteggiamenti che da noi sarebbero immediatamente catalogati come omosessuali. Camminano mano nella mano, si abbracciano... secondo Alejandro, incosciamente soffrono della mancanza di contatto fisico con l'altro sesso, e quindi cercano di sopperire in altro modo. Il che secondo me, che di contatto fisico me ne intendo, non e' una ipotesi tanto peregrina...

Ho conosciuto Tirina, una ragazza che lavora all'ICT (computer), una delle poche afghane non proprio carine carine che ho visto in questi mesi. Mi ha raccontato che per sette anni ha dovuto portare il burqa (prima che i "padroni del mondo" naseeriani intervenissero...), il che le ha causato non pochi problemi di vista, tant'e' che smesso il burqa ha iniziato a portare gli occhiali. Pare che sia difficile da portare per il semplice fatto che non si vede una madonna. Gli occhi ne risentono parecchio, visto che non riescono a mettere a fuoco oltre la griglia di stoffa, e piu' di qualcuna e' inciampata facendosi anche male di brutto. Francesca, io il burqa te lo porto, ma non mi prendo responsabilita'...!

Tirina mi ha anche raccontato un po' della sua vita. La madre e' morta, e il padre lavora a Hirat, nell'estremo ovest afghano. Lei vive con un "parco sorelle" e qualche zia, o nonna, non so bene cosa. Stacca dal lavoro alle quattro, e se alle quattro e mezza non e' a casa, tutta sta masnada di parenti comincia a rompergli le balle perche' ha fatto tardi, e dove e' stata, e con chi, e non e' un comportamento che si addice, e cosa possono pensare gli altri, e compagnia cantando. In pratica, il livello socio-mentale di un paesello dell'entroterra sud italiota di pieno ottocento. Manca solo la mafia. E non sono manco sicuro....