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mercoledì, luglio 30
Aggiornamento
Lento scorre il fiume di Kabul... ma non cosi' il tempo, che passa senza che uno se ne renda conto. Bene, anche per oggi abbiamo avuto la nostra dose di filosofia spicciola.
Ieri sera ho avuto un invito a cena alla guest house 3, che non avevo ancora mai visto. In pratica e' una specie di albergo, con una infinita' di stanze, alcune anche molto grandi, con due o tre letti, usata spesso per riunioni, convegni e conferenze. Una sciccheria, a confronto col resto. Com'era la cena? Be', non so chi sia il cuoco... ma non e' certamente un cuoco. E' un genio. Per antipasto, minestra vegetale aromatizzata al cinnamomo, strepitosa (e mi madre sa se a me piace la minestrina di verdure... blah!). A seguire, un incredibile vassoio di conchiglie alla panna, a livelli italiani. Certo, lievemente scotta come tutta la pasta che fanno qui, ma ce ne siamo serviti tutti un paio di porzioni (ehm... almeno... chi piu', chi meno...).
A seguire. Petti di pollo arrostiti serviti in crema di qualche cosa (formaggio?) al pepe verde. Per evitare scontri fisici, abbiamo tirato a sorte chi poteva leccarsi il vassoio di portata. Insalata mista di lattuga (?), tonno, pomodorini, formaggio, cetrioli, cipolle e quant'altro. Contorno di crocchette di patate. Gran finale con una sorta di plum cake alle mandorle con glassa alla banana. E ovviamente nan a volonta' (vi ho parlato del nan, che qui e' il pane tradizionale, un po' come potrebbe essere la rosetta in Italia?). Ci siamo alzati gonfi come topi gonfi. Con Susan stiamo studiando un piano per rapire questo luminare del fornello e portarlo alla gh2.
Dopo cena ho fatto un paio di partite a biliardo con un tedesco quanto mai inquietante, con la faccia da psicopatico omicida. Saranno forse state le abbondanti libagioni, o forse la serata di particolare grazia, ma ho incautamente azzeccato due o tre colpi da vero esibizionista... il che ha reso il tizio ancora meno simpatico (e piu' inquietante) di com'era all'inizio. Assai prudentemente, secondo le norme di sicurezza in vigore, gli ho fatto vincere la terza partita...
Le visite a questo sito continuano a fioccare, e anche oggi e' arrivato qualcuno proveniente da Google: questa volta Pufff si e' piazzato al primo posto!!! Provate anche voi!. Prima o poi qualcuno cerchera' "crocchette di patate", oppure "John Wayne", e finira' inevitabilmente proiettato qui... forse dovrei cambiare il nome in "Il grande buco nero (questo voleva anda' da 'n'artra parte...)"...
martedì, luglio 29
Minimalia
Purtroppo, nonostante la buona volonta', gli aggiornamenti si fanno radi. D'altra parte non e' successo niente di nuovo, questo "fine settimana" afghano (venerdi' e sabato). Sono tranquillamente rimasto alla guest house, lavorando, poltrendo e giocando a biliardo. Ma non puo' durare.. l'idea per il prossimo sabato e' quella di andare a fare una scampagnata "fuori porta", quindi e' probabile che qualcosa da raccontarvi e da mostrarvi ce l'avro'.
Per il momento, siate felici con la notizia che qui e' tutto tranquillo, che il lavoro procede, la salute in generale non manca (anche se non credo mi abituero' mai al cibo), il morale e' ancora alto. A questo proposito c'e' Susan che continua a stupirsi dell'accordo che regna tra me e Naseer... ogni volta che entra nel nostro box ci trova che ridiamo, o che ci serviamo il te' a vicenda, o impegnati in qualche complicata pantomima per spiegarci a vicenda le rispettive barzellette. Non si capacita di come sia possibile lavorare divertendosi...
A proposito di barzellette, devo dire che l'umorismo afghano mi e' del tutto oscuro e incomprensibile. Sara' forse che la traduzione dari-inglese lascia a desiderare, ma quando mi raccontano quella che per loro e' una barzelletta spassosa, non riesco mai a capire 1) quando e' finita, 2) quale sia la battuta. E' deprimente...
domenica, luglio 27
Fama e gloria
Questa e' veramente eccezionale...
Mi sono finalmente deciso (meglio tardi che mai...) a mettere un contatore sulle pagine di questo sito. Cosi', mi ha preso lo sghiribizzo di vedere quanta gente si collega. Per inciso, in un giorno e mezzo ci sono stati venti collegamenti. Non male... niente male davvero, per un diario privato!
Comunque, stavo dando un'occhiata alle statistiche, ed ecco che mi balza all'occhio una cosa incredibile: c'e' stato qualcuno che e' arrivato a questo sito facendo una ricerca su Google, inserendo come testo da cercare "come si fuma il narghile"!!!!! Provateci anche voi: cliccate qui e... puff!... eccoci listati in dodicesima posizione sul motore di ricerca piu' usato nel mondo! E non e' neanche necessario cercare solo tra le pagine in italiano!! Be', che dire... c'e' di che essere fieri! Mi raccomando, tornate a leggere queste paginette! Chissa' che da qui a tre mesi non si riesca a scalare qualche altra posizione...
giovedì, luglio 24
Aggiornamento sulla sicurezza
Novita' sul fronte sicurezza, che vi racconto in brevissimo. Nell'ultima settimana il livello di sicurezza in tutto quanto l'Afghanistan e' stato abbassato a 3 (vi ricordate la scala da 1 a 5?), e inoltre qui a Kabul il coprifuoco e' stato ridotto: non piu' dalle 23:00 alle 05:00, ma dalla mezzanotte alle 04:00. Buone notizie, quindi. Anche se fanno un po' a cazzotti col fatto che nelle ultime 36 ore sono stati rinvenute 7 (sette!) bombe inesplose qui a Kabul, in varie parti della citta'. Una era stata messa vicino l'ambasciata italiana, che sta in una strada qua vicino. Ci crediate o no, la strada si chiama Chicken Street. Gli hanno pure dedicato una strada, ai polli...
Dari
Sto imparando il Dari. Vi ho parlato del Dari, che qui e' la lingua tradizionale, un po' come potrebbe essere l'Italiano in Italia (vi ricorda nulla?)? Per modo di dire, si intende. Innanzitutto quella che ho sempre pensato fosse una 'a' si pronuncia quasi sempre come una mezza 'o'. Infatti dicono Kobul, non Kabul (l'accento e' sulla prima sillaba, comunque), e kabob, non kebab. Ho poi tentato di capire quello che si dicono durante i quattro-cinque secondi di salamelecchi afghani che scattano ogni volta che si incontrano. Partono con Salam (piu' o meno Salom), poi proseguono con Salam aleikum, e a questo punto scatta il Choto'ras ti, o qualcosa di simile, che vuol dire grosso modo "Come stai". Attenzione, importantissimo: il "ch" iniziale va marcato molto, un po' come il nostro "CIOccolato". Fate attenzione a non strascicarlo, facendolo diventare SCIOto'ras ti, perche' questo equivale piu' o meno a chiedere "Sei un cammello?", che non e' un'offesa ma sicuramente non contribuisce a risollevare i rapporti diplomatici con l'Afghanistan. Scatta poi Hubasto' (con la "o" chiusa), ossia "sto bene", e poi altre cose che avro' tempo e modo di studiare. Andandosene, e' opportuno mormorare qualcosa come Khoto fiss, equivalente a un mistico "Dio ti guardi".
Vale poi la pena di notare uno stupefacente Bas che significa "Basta" (ma "ancora" non si dice Anc...), e infine Sefer. Bellissimo... mi sa che deriva direttamente dall'originale indiano "sypher", attraverso duemila anni di storia... da noi e' diventato "cifra", ma qui ha ancora il significato originale di "zero".
Aggiornamenti, infine!
Ebbene si', ormai tra il lavoro di qui, quello che mi sono portato da casa e la vita mondana in pieno sviluppo, ormai il tempo e' diventato un bene prezioso, e gli aggiornamenti si rarefanno. D'altra parte non e' che succedano cose straordinarie...
Cominciamo dal lavoro talebano. Non vi ho ancora detto che il progetto su cui lavoriamo si chiama ACORD (Aghanistan Country Office Reporting Database), ed e' una specie di creatura viva che sente avvicinarsi la sua fine e tenta di ribellarsi, rendendoci maledettamente difficile uscire dalla fase 4 della nostra Road Map. Ieri ho passato mezza giornata a scrivere codice per estrarre le informazioni che mi servono, e alle sei del pomeriggio il piccolo bastardo ha pensato bene di impallare il computer. Reset. Lavoro perso. Oggi ricomincio da capo...
Anche il lavoro casalingo fa la sua parte. La traduzione del libro mi prende almeno un'oretta e mezza al giorno (o meglio, alla sera...), e il CD per il museo continua a tirar fuori un problema dopo l'altro. E' rispuntato anche Tony con il sito WISE (ciao, Tony!), per fortuna con interventi leggeri. E tanti apprezzamenti per questo blog, cosi' come ne ho ricevuti un po' da tutti voi. Grazie mille. E la vita mondana? Oh be', quella inizia a marciare. Con Susan siamo gia' andati due volte a sgranchirci un po' con lo squash (anzi, lo scuosc...), dove, devo dire, faccio la mia sporca figura pur non avendo mai tenuto una racchetta in mano. Il mio problema maggiore sembra essere la forma ellissoidale di questa maledetta racchetta... non e' ovale come quelle da tennis. Per cui, sferri un colpo pensando di colpire la palla, e invece lisci clamorosamente... vabbe', si impara.
E' poi iniziata una specie di sfida non ufficiale a biliardo con un tizio mezzo sciroccato, un omone di colore che parla inglese con la pronuncia di uno schiavo nei campi di cotone del Missouri, fuma narghile' come un turco, e beve whiskey come acqua fresca. In generale e' simpatico, se solo capissi la meta' di quello che dice probabilmente lo sarebbe anche di piu'.
lunedì, luglio 21
Alfin giunti fummo!
Stamattina abbiamo avuto un breve incontro col sostituto Manitu', tale signor Bouchan, che fa le veci di Susana al momento assente. In pratica doveva dare o meno l'approvazione alla mia proposta di una nuova versione del database. Non ci ho messo molto a convincerlo, aveva solo alcune obiezioni facilmente eliminabili. Quindi, ufficialmente, il progetto e' approvato e partito. In realta' e' partito gia' da due settimane, e oggi siamo entrati nella fase 4, con due giorni di anticipo sul previsto. A gonfie vele.
Susan non sta piu' nella pelle. Oggi e' venuta a trovarmi nel mio box e mi ha tempestato di domande sul lavoro che abbiamo fatto, su quello che dovremo fare, su come puo' aiutarci, e mi ha detto che si interessera' per il mio R'n'R (che poi vi dico cos'e'), ha voluto sapere come stavo, se avevo dei dubbi da chiarire, delle domande da fare, ecc. ecc. Alla fine mi ha invitato a giocare a squash stasera. Fra poco vado. Sono diventato un personaggio importante... vado a giocare a squash col capo...!
Piu' che altro mi sa che e' la prima volta in vita loro che si trovano davanti qualcuno che gli dice "Questa cosa si puo' fare", "Questa la possiamo fare anche meglio", "Questo lo abbiamo finito prima del previsto", e cosi' via. Non ci sono abituati. Secondo me un po' hanno il sospetto che li stia prendendo in giro. Insomma, sono due anni che combattono contro questo mostro che non vuol saperne di funzionare, poi arrivo io e gli dico che in due mesi gli sistemo tutto... secondo me, non ci credono.
Turisti e figuracce
Stamattina Naseer e' venuto e mi ha portato a Villa Borghese e a Porta Portese. Be', insomma, l'equivalente kabulliano... abbiamo preso una macchina di servizio e ci siamo fatti portare allo zoo. Lo zoo di Kabul, dovete sapere, vent'anni fa era parecchio famoso. Era grande, con tanti animali e tanto verde. Vent'anni di guerra dopo, e' rimasto ben poco. Una tristezza unica. Edifici sventrati, crivellati di proiettili, e "quattro gatti" in gabbia. Alcuni uccelli, un paio di orsi, qualche istrice, un paio di scimmie dallo sguardo di una tristezza unica e persino conigli! Stop. Avevo sentito parlare del leone. Avevo letto un articolo da qualche parte, e questo leone, l'ultimo rimasto, era stato preso come simbolo di "cio' che era stato", e volevo vederlo. Naseer mi ha raccontato come e' andata. Un imbecille ha pensato bene di dare prova di coraggio (o di imbecillita') entrando nella fossa recintata del leone, e andandogli vicino a sbeffeggiarlo. Il leone, che sapeva fare il suo mestiere, ha fatto l'unica cosa logica che poteva fare: gli e' saltato addosso e l'ha sbranato. Il giorno dopo, supportando la teoria per cui l'imbecillita' e' genetica, il fratello del demente e' andato allo zoo e ha lanciato una granata al leone. Fine del leone dello zoo di Kabul, ma purtroppo non dell'imbecillita' della gente.
Anche l'elefantessa ha fatto una finaccia. Dice Naseer che era simpaticissima. Lasciava che i bambini le salissero in groppa, e andava pazza per i palloni. Durante la guerra qualche idiota le ha sparato dalla collina vicino lo zoo. A voi i commenti, i miei non sono ripetibili.
Usciti dallo zoo ci siamo trovati in mezzo al mercato di Kabul, una sorta di Porta Portese qualche anno luce piu' grande. Una folla immensa, una puzza di cacca che appestava, e una quantita' infinita di banchi e banchetti che vendevano di tutto. Ho scoperto che Naseer e' un patito della pulizia personale. Con tutto quello che c'era, ha comprato svariati etti di vasellina per il corpo, uno shampoo antiforfora, un deodorante e una dozzina di saponette per se' e i suoi parenti. Per il resto c'erano venditori di frutta, di acqua, di te', di vestiti, di tappeti, di cibo vario, di spezie. Anche qui una quantita' industriale di bambini, come quello che ci ha venduto la vasellina. C'era anche il mercato dell'oro, con l'oro a 11 dollari il grammo. Che non so quanto sia, ma voglio controllare...
Verso mezzogiorno siamo entrati nell'equivalente di una fraschetta, suppongo. Abbiamo preso del kebab servito con l'immancabile nan (vi ho parlato del nan, che qui e' il pane tradizionale, un po' come potrebbe essere la rosetta in Italia? Stavolta potete vederlo in foto! Che emozione, eh?), e poi un gelato curiosissimo, fatto (pare) col latte di capra. Almeno spero che non fosse nulla di peggio.
In tutto questo giro, sono riuscito a fare persino alcune riprese, da cui sono tratte le immagini di questo post. Non e' stato facile, c'e' una specie di atmosfera magica per cui quando ti viene voglia di portare la telecamera all'occhio e accenderla, ti sembra che tutti non stiano aspettando altro che quel gesto per saltarti addosso e farti a pezzetti. Per la maggior parte del tempo l'ho tenuta in mano, accesa di nascosto. E infatti le riprese non sono un gran che, ma meglio che niente.
Comunque e' vero che Kabul e' una citta' grigia e brutta, pero' non doveva essere male, vent'anni fa. Ci sono grandi strade, grandi piazze, un parco che ha certamente visto tempi migliori. E poi si', e' distrutta, cadente, ed esce da due decenni di guerra, e' poverissima, disastrata, piena di mendicanti, gente vestiti di stracci, e che si arrangia per sopravvivere. Pero' non e' una citta' morta. C'e' un'enorme quantita' di gente, e tutti vanno, vengono, trasportano, lavorano, costruiscono (e' pieno di lavori in corso: e' quasi impossibile dire dove finiscono le rovine e dove iniziano i cantieri), insomma e' una citta' che con tutte le sue disavventure e' pur sempre viva, e in rinascita. A pensare che solo venti mesi fa qui cadevano ancora le bombe, direi che stanno facendo i miracoli. Mi piace pensare che il "mio" database sara' parte di questa rinascita.
Veniamo alla figuraccia del titolo... in pratica, l'altro ieri ho scoperto che per due settimane ho scambiato Susana, direttore del Country Office, con Susan, che invece e' la coreana mio capo diretto. Vi lascio immaginare tutta la serie di equivoci che ho causato, soprattutto con le mail indirizzate all'una invece che all'altra... Riordiniamo le idee: Jolanda (la puledrona olandese di 1.80m a sinistra nella foto) e' il capo della Unita' cui sono aggregato, che si chiama ITC; Susan e' la consulente coreana che coordina il progetto ACORD (cioe' il database che ho da fa'); mentre Susana e' il direttore di tutta la baracca. Almeno credo...
Aggiornamento
Be', in questi ultimi giorni non ho potuto aggiornare. Un po' perche' non mi andava molto, un po' perche' il tempo mi comincia a scarseggiare. Comunque, rieccomi qua. Vediamo, che e' successo in questi tre giorni? Ah, si'. La cosa piu' grossa e' stata un allarme di sicurezza che e' scattato il 16. Per fortuna non e' successo nulla.
Che altro? La vita qui alla guest house 2 e' certamente molto meglio che alla 5, ma questo lo sapete gia'. Sto persino cominciando a legare con un tizio mezzo scocciato, uno spagnolo che si chiama Alejandro (per cambiare), che e' solito fare lunghe escursioni da solo in giro per Kabul. Un pazzo, praticamente. Quello che fa e' abbastanza "illegale", nel senso che se dovesse succedergli qualcosa l'assicurazione non lo pagherebbe. Ma lui si fa queste lunghe passeggiate in mezzo alla gente, scattando fotografie e comprando coltelli. Si', perche' fa pure collezione di coltelli. Ieri e' tornato con quattro o cinque coltelli trovati al mercatino, per un totale di circa 200 dollari. Dice che sono rari, antichi, preziosi. E che uno di quelli, con il manico in osso di cammello, in Europa costerebbe almeno 900 dollari. Mah. Sara'...
L'altro ieri sera siamo andati, lui e io, a un party organizzati da quelli della 5, Paul, Alex e Runna. C'erano un po' di amici loro, una quantita' spasmodica di pollo alla brace, frutta, vino e birra. Quando Paul, capo della sicurezza, ha saputo che eravamo venuti a piedi (dalla 2 alla 5 ci sono solo un centinaio di metri) gli e' venuto un mezzo coccolone... per fortuna era gia' gonfio di birra, quindi e' passata in cavalleria.
Ma la cosa piu' grandiosa e' successa l'altro ieri... era venerdi', giorno di festa totale. Tutti a casa, niente ufficio. Ora, la 2 sara' pure meglio della 5, ma un giorno intero senza far nulla e' pesante ovunque ci si trovi... insomma, ero li' che girovagavo per la mia stanzetta, triste e inutile come la birra senz'alcool, quand'ecco che ti incontro... un telefono. Si', nella mia stanza c'e' un telefono sul davanzale della finestra. Che ci fa qui un telefono?, mi chiedo con sacrosanta curiosita'. Ed ecco, vedo che spuntano dei fili. Troppi, fili. Due. La curiosita' aumenta: che cavolo ci fa un telefono, ancorche' appoggiato a un davanzale finestroide, con due, dico due, fili? Guardo meglio, ed ecco, uno dei due fili ha una faccia conosciuta: RJ45. Per i non tecnici, traduco: cavo di rete. Ed ecco, in quattro nanosecondi lo attacco al mio portatile, ed ecco... SONO IN RETE!!! Ecco!
In pratica, la mia stanza e' l'unica, in tutta la guest house, ad avere la connessione in camera. E-C-C-E-Z-I-O-N-A-L-E!!!! Il pomeriggio l'ho passato in collegamento webcam con Stefano....
mercoledì, luglio 16
Nuovi orizzonti
Bene, allora, questa famosa cena. Scenario: guest house 2. Arrivo tardi, e vabbe'... c'era un sacco di traffico. Entro, e c'e' questo salone con questo splendida tavolata con una mezza dozzina di persone, completamente pieno di roba da mangiare. Il solito pollo fritto con patatine fritte, ma anche insalate miste, nan a volonta' (vi ho parlato del nan, che qui e' il pane tradizionale, un po' come potrebbe essere la rosetta in Italia?), succhi di frutta, acqua, persino frutta vera, che non vedevo da quando sono partito, e nientemeno che un vassoio di prosciutto crudo che pero' non ho avuto il cuore di assaggiare (il prosciutto crudo, non il vassoio) perche' aveva un aspetto troppo diverso dal nostro (dal nostro prosciutto, non dal nostro aspetto. Quanto meno, personalmente spero di non avere l'aspetto di un prosciutto, non so voi).
Vengo cosi' a sapere che e' quello, l'aspetto tipico di una guest house. La numero 5, dove mi trovo adesso, e' stata acquisita dalla WFP solo due mesi fa, per dei piloti di elicotteri che pero' non ne hanno voluto sapere (si sa, l'aviazione e' sempre stata un po' snob), e quindi e' tutta da organizzare. E si vede..
Jolanda e Susana (ancora non ho capito chi e' il capo dell'altra... suppongo Jolanda, visto che Susana e' una consulente come me) mi hanno fatto fare un giro. Stanze con bagno privato. Giardino con alberi da frutto. Piscina. Palestra con cyclette e nastro per correre. Tavolo da ping-pong. Biliardo. Una decina di persone, molte delle quali miei diretti colleghi. CONNESSIONE A INTERNET PERMANENTE!!! E mentre mi facevano visitare questo paradiso, pensavo alla tristezza di questi otto giorni passati in una guest house quasi sempre deserta, con bagno condiviso, con a malapena un bilanciere (l'ho scoperto ieri), con un cuoco tristissimo che conosce due sole parole di inglese (presumibilmente, visto il menu serale, "chicken" e "chips")... insomma, mi veniva da piangere. E forse si vedeva, perche' Jolanda, mossa a compassione, ha deciso seduta stante che oggi mi sarei trasferito li'. Detto fatto. STASERA TRASLOCO!!! E stamattina arrivo in ufficio e trovo una mail diretta personalmente a me, senza copie carbone, nientemeno che del grande Manitu' in persona, Susanna, Direttore Generale dell'Ufficio Regionale della WFP di Kabul, in cui mi dice che casualmente "si e' liberata una stanza" alla gh2, e che posso trasferirmi li' se mi va, quando mi va. Ma che sta succedendo? Che si siano spaventati perche' ho minacciato di andarmene? E mi sa di si'... come ho gia' detto a Stefano, sono talmente terrorizzati da questo database che l'unica cosa che li terrorizza di piu' e' che me ne vada lasciandoli da soli con "lui"...
Be', comunque questo cambia radicalmente le cose. A parte la connessione permanente, ancorche' da condividere con tutti gli altri (ma chi sono i matti come me che usciti dall'ufficio si riconnettono e ricominciano a lavorare?), ma che diamine! C'e' gente normale ( quasi tutti...), non ex-marine che parlano un dialetto inglese incomprensibile; c'e' un po' di vita sociale, non un portiere che adora Toto COtOgno e la Giuventus; c'e' del cibo vero, non solo qualche pollo sfigato che e' rimasto indietro e non ce l'ha fatta a scappare! Insomma, tre mesi cosi' non avrei resistito. Adesso posso dirlo.
martedì, luglio 15
ITALY RULEZ!! (Reprise)
Bene bene bene... aggiornamento in tempo reale. Ore 17.50, entra qui da me Susana e mi invita a cena alla guest house 2 con gli altri ospiti, e mi dice che devo assolutamente andare a vedere una certa panetteria qui vicino, e devo fare un giro in citta', e ci pensa lei ad avvertire qualcuno, ecc. ecc. Le ho chiesto se era tutto OK, se non ero stato per caso troppo diretto e "rude", e lei mi fa "No, assolutamente, stai facendo il tuo lavoro, va benissimo cosi', lo apprezziamo molto", ecc. ecc. ecc... YEAH! :))
ITALY RULEZ!!
Sono tornato da poco da IL meeting, quello con la IL maiuscolo. Io, Naseer, gli altri due ragazzi del team e i due grandi capi, Jolanda e Susana. Ci si aspettavano da me delle conclusioni. Bene, gliele ho date. E di santa ragione, pure! :))
La grande capa, Susana, ha esordito tirando fuori tre fogli di modifiche proposte da fare al database attuale. Io gli ho risposto che per l'idea che mi ero fatto della situazione, se in tre mesi fossi riuscito a fare il 10% di quelle modifiche sarebbe stato un successone. Al che abbiamo iniziato a discutere dei pro e dei contro della soluzione che propongo, ossia riscrivere il database da capo, e Susana insisteva a tirar fuori problemi su problemi (e' un po' una scassacosi, 'sta ragazza...). Il bello e' che Naseer e gli altri due, gli unici che avendo messo le mani su quel mostro sapevano di cosa stavo parlando, erano entusiasti dell'idea, e la rompicosi si e' trovata in minoranza.
Alla fine, pero', mi ha fatto rosicare e je stavo a imbrutti': mi ha detto che alcuni dei suoi dubbi venivano dal fatto che aveva chiesto un parere a un tale Dominique, che lavora alla WFP da 12 anni e per un po' e' stato responsabile del progetto, e questo bel tomo ha detto che secondo lui non era necessario riscrivere un bel niente. Ora, se tu mi hai chiamato da Roma come consulente ed esperto tecnico, non dovresti neanche permetterti di pensare di chiedere un giudizio sul mio parere, a un tizio poi che neanche lavora piu' al progetto da almeno un anno. Tra l'altro Naseer mi ha parlato di questo Dominique, e ha detto che ci capisce meno di lui. Stavo per rispondere "Benissimo, allora metteteci Dominque a lavorarci su, a me perche' mi avete chiamato?". Vabbe'. Non l'ho fatto, meglio cosi'.
Alla fine se ne e' elegantemente lavata le mani, dicendo che avrebbe dovuto chiedere il permesso al direttore dell'Ufficio Regionale, cioe' la struttura dove ci troviamo ora. Sul momento mi e' venuto da pensare che mi sono un po' scocciato di aspettare pareri di persone sempre piu' in alto, anche perche' non ho chiesto nessun parere. Li ho semplicemente informati di come stanno le cose, di cio' che e' necessario fare e di cio' CHE STO GIA' FACENDO, perche' il database, con Naseer, l'abbiamo gia' ridisegnato! Percio' ho detto chiaro e tondo che se questa cosa non viene accettata, io me ne vado perche' continuare a modificare quel database geneticamente modificato che c'e' adesso e' una sacrosanta perdita di tempo.
Non ci credete? Gliel'ho messo per iscritto. Questo documento e' stato spedito alla gran cap. lup. mann. dir. gen. Susan, Direttore Generale dell'Ufficio Regionale della WFP di Kabul, con tanto di allegato. E questa e' l'inoltro che e' stato fatto da Jolanda...
Connessione!
Ieri finalmente ho avuto qualche contatto con il mondo. Ho passato svariati minuti in video con Stefano (ciao, Beppe!), ovviamente senza audio, perche' se funzionava tutto allora avrei iniziato a preoccuparmi. Gli ho mostrato il container dove lavoro e scene di vita quotidiana: le mandorle zuccherate che Naseer mi regalo' il primo giorno, il tradizionale te' comunque indispensabile per mandarle giu', eccetera. Lui in compenso mi ha spedito una foto presa qualche settimana fa sul terrazzo di casa mia. Giudicate voi.
Ma mi sovviene che non vi ho mai parlato del nan, che qui e' il pane tradizionale, un po' come potrebbe essere la rosetta in Italia. Praticamente e' una pizza bianca, bassissima e gommosa. Ecco, ora vi ho parlato del nan, che qui e' il pane tradizionale, un po' come potrebbe essere la rosetta. In Italia.
lunedì, luglio 14
Ancora sulle auto
Sempre a proposito del rapporto conflittuale tra auto e pedoni, ho trovato questo e quest'altro filmato che illustrano bene o male lo stato delle cose qui a Kabul. Dateci un'occhiata, cosi' vi fate un'idea...
Varie ed eventuali
Oggi ho conosciuto il grande capo, Susanna. Sarebbe a dire il mio diretto superiore, a quanto ho capito. L'avevo sentita per telefono e per mail prima di partire, e chissa' perche' pensavo fosse un donnone piu' simile a un mastino napoletano che altro. Invece e' una ragazza/signora (eta' indefinibile) suppongo tailandese, caruccia e sembra pure simpatica. Ha cominciato a fare un sacco di domande su quello che avevo fatto in questa settimana, su Naseer, su cosa penso di lui, del lavoro, ecc. E' rimasta un po' sorpresa quando le ho fatto vedere il memorandum e tutto il lavoro che ho fatto con Naseer in questi pochi giorni, probabilmente non se lo aspettava. Dopodiche' si e' raccomandata di bilanciare lavoro e riposo, e di non lavorare troppo. Stupefacente, nevvero?
Mi ha dato comunque l'impressione di una persona un po' nevrotica, un po' ansiosa e soprattutto facilmente stressabile. A quanto pare questo database le ha dato parecchi problemi nell'ultimo anno. Meglio. Sara' piu' facile fare a modo mio... :)))
Non vorrei allarmare nessuno, pero' per dovere di cronaca devo dirvi che stamattina e' arrivata una simpatica mail da Paul Burke, alias John Wayne, che cito testualmente:
"Dear Staff,
There is a threat warning against possible suicide bombers, valid until the end of the month. The suicide bomb attack against ISAF and more recently the attack in Quetta, should reinforce the need NOT to become complacent about these threats. Personal security awareness is the best defence. All suspicious events should be reported to me ASAP."
Quand'e' che un evento e' definibile "suspicious", da queste parti, non lo so proprio... qui non c'e' nulla di "normale"...
Ancora cibo
Ieri era domenica, e come tutte le domeniche qui si lavora. Mi interessa poco, tanto anche a casa mia la domenica lavoro... Non ho scritto, questo si', ma avevo un po' di nervi per certe storie personali che non vi dico.
Pero' Naseer mi ha portato a pranzo fuori, nella Caffetteria della sede storica delle Nazioni Unite a Kabul. Visto che questo posto si trova a cinquecento metri da qui, ci siamo andati a piedi, e ho visto un altro pezzettino di Kabul. Ormai non vi dico piu' niente, tanto non avrei nulla da aggiungere a quanto detto in precedenza. E ho detto tutto...
Una cosa buffa: la prima cosa che si vede entrando in questa Caffetteria e' un lavandino. La gente entra e si lava le mani. Il lato buffo e' che accanto al lavandino c'e' appeso un asciugamano con cui asciugarsi. Vi lascio immaginare l'utilita' della cosa, dopo che l'asciugamano e' stato usato da una decina di avventori. Vabbe'. Paese che vai...
Cerchero' di descrivere quello che abbiamo mangiato - il problema fondamentale e' che non lo so neanche io. Dunque, all'inizio c'era questa zuppa di pollo che sembra rappresentare l'equivalente del nostro antipasto. Ce ne sono di diversi tipi, e non solo a base di pollo, e non sono male, sono molto meno viscide e piu' saporite delle zuppe del ristorante cinese, che pure ci somigliano molto. Poi abbiamo preso i "primi": il solito riso senza troppo condimento, e degli spaghetti. Ora, io non sono riuscito a capire se sono gli stessi che abbiamo qui (ehm... che avete li'... :((( ). A me sembrano un po' troppo morbidi, come se fossero scotti. In realta' sono conditi talmente bene che li ho trovati molto buoni. Pepe, verdurine varie di cui ho riconosciuto solo delle carote, tutte tagliate sottili sottili che non puoi dire di no, e poi (forse) zenzero, e sicuramente pezzetti di aglio. Tanti, pezzetti di aglio. Ieri sera in camera non ho visto zanzare.
E poi, "loro"... il piatto principe. Non so cosa fossero. Avevano l'aspetto di tortelloni, e credo fossero anche ripieni di carne e altre cose su cui non ho indagato. Erano ricoperti da un misto di spezie tritate finissime, come polvere. La cosa particolare e' che erano adagiati su quello che a prima vista mi sembrava un enorme uovo all'occhio di bue.... ma questa impressione non ha resistito ad una analisi piu' attenta. Trattavasi in realta' di un letto di panna acida su cui galleggiavano macchie d'olio di un bel colore giallo malato (Claudio, avrei voluto tu fossi qui...). A onor del vero, non erano cattivissimi. Certo, avevano un sapore particolare, ma ne ho mangiati addirittura un paio senza pentimenti. Se non fosse stato per la loro densita' relativa, pari a quella della stella compagna di Sirio, forse ne avrei preso anche un terzo.
C'e' da notare una cosa: l'altro ieri sera ho cenato qui alla guest house, ed e' stato il primo pasto che non mi ha fatto arrotolare le budella il giorno dopo. Anche il pranzo di ieri sembra digerito tranquillamente. Forse finalmente comincio ad abituarmi. Alleluia.
Per il resto non c'e' molto da dire. Continuo a ricevere apprezzamenti per questo diario, e la cosa mi fa piacere e mi spinge ad andare avanti. Temo solo di non potervi raccontare molto, una volta che tutte queste novita' saranno diventate normalita'. Provero' comunque...
sabato, luglio 12
Usanze e musica
Oltre all' "hornblowing" (traducibile con "suonare il clacson come se da cio' dipendesse la tua vita"), l'altra maggiore occupazione dei Kabulliani e' il saluto. Ci si saluta sempre, tutti, senza distinzione (tranne forse le donne). Anche se ti allontani per cinque minuti e poi torni, ti tocca salutare di nuovo. E il saluto non si ferma mai al semplice "Hi!", ma immancabilmente prosegue con "how are you", "I'm fine", e cosi' via, fino a sfinimento di una o entrambe le parti, o fino a quando la paresi (per l'obbligatorio sorriso) prende il sopravvento. E non va dimenticata l'irrinunciabile stretta di mano. Le cose peggiorano quando ad incontrarsi sono due Afghani. Allora si stringono la mano e cominciano a parlare tutti e due insieme, iniziando con "Salam", cui l'altro risponde "Aleikum", dopodiche' ci si perde in tre o quattro intensi secondi di onde sonore persiane in interferenza costruttiva, e alla fine si portano una mano al petto. Il tutto, ovviamente, sempre sorridendo.
C'e' poi quest'altra cosa che gli Italiani sono sempre Italiani. Anche qui sono parecchio apprezzati. Peccato vengano apprezzati gli Italiani SBAGLIATI! Oggi, mentre aspettavo la macchina per andare in ufficio, ho fatto una piccola chiacchierata con quello che chiamo "il portiere", anche perche' una volta che mi ha detto il suo nome mi e' venuta in mente la terza riga della tabella dell'oculista. "Ah, l'Italia, l'Italia... l'Italia ha una grandissima storia". Pero', dico, questo discetta di storia! Ho beccato un afghano istruito! E poi, una simile cosa detta da un discendente degli antichi Persiani, che governavano il mondo quando Romolo manco era nato, non puo' che essere un complimento. "E poi ha il calcio piu' bello del mondo". A questo punto il calcio stavo per darglierlo io. "Giuventus, Giuventus. Milàn". Forse la mia faccia schifata gli ha fatto cambiare argomento. Purtroppo. "E la musica, bellissima! Toto COtOgno! AlbOno e Romina PoVer!". Be', mi sono messo a ridere, non fosse altro che per l'abuso di O. E lui fa: "No, davvero! Toto COtOgno... il migliore!". E ammicca. Gli ho detto (bastardo!) che Toto COtOgno e' un po' che non canta piu', perche' in Italia non era molto apprezzato. Ci e' rimasto proprio male. Poi e' arrivata la macchina.
Ancora su Kabul
L'altro ieri Naseer e' venuto a prendermi verso le 6 in ufficio con la sua macchina e mi ha portato a spasso fino alle 8.30. E finalmente ho potuto vedere Kabul. Vorrei non averlo fatto.
Quello che ho visto ha confermato la mia prima impressione. E' una citta' brutta, distrutta, grigia. C'e' un sacco di gente, questo si', e un traffico bestiale. Pare che l'attivita' principale sia "il suono del clacson". Si suona in continuazione, per qualunque motivo. Magari perche' qualcuno davanti ha rallentato, o perche' ha pensato di farlo; o forse perche' a 300 metri si e' visto qualcuno che si conosce. O magari si spera che ci sia. Spesso si suona perche' da tre o quattro secondi non l'ha ancora fatto nessuno, e qualcuno deve pur prendersi questa responsabilita'. Penso sia una questione di dignita' professionale del guidatore afghano, o qualcosa di simile. L'automobilista di Kabul ha poche regole. Una di queste e' che "i pedoni non esistono". E credo ci sia una regola simile anche per i pedoni, qualcosa del tipo "la macchina e' solo una proiezione mentale". Ed e' spettacolare vedere come macchine e pedoni si intersecano senza che nessuno "rimanga offeso". Anche Naseer non fa eccezione, oggi per un pelo non ha messo sotto un bambino, che si e' scansato all'ultimo momento.
Bambini. Questo si' che e' triste. Ce ne sono tanti, tantissimi, buttati in mezzo alla strada, a chiedere l'elemosina a persone povere come loro. Una bambina bellissima che non avra' avuto piu' di cinque anni ci si e' piantata in mezzo alla strada e ha voluto a tutti i costi venderci... un mezzo metro di carta igienica. Fanno anche questo. Vendono "tissue paper" per racimolare qualche soldino. Naseer, che in genere i mendicanti li caccia via, gliene ha comprato un po'. Ne ho visto un'altro, di pari eta', pulire i vetri di una macchina usando la propria maglietta. Un altro ancora, anche lui quattro-cinque anni, ridotto in condizioni pietose, con gli occhi sgranati, spiritati, che in mezzo alla strada spolpava un ossicino di pollo come se non mangiasse da giorni. Il che, probabilmente, era vero.
Pero' ne vedo anche tanti che escono da scuola - si', c'e' anche la scuola - vestiti piu' degnamente, con uno zainetto sulle spalle. Prelevandoli da qui e mettendoli in una strada di casa nostra, non si noterebbe quasi alcuna differenza con i "nostri". Non ho visto molte bambine con lo zaino. Eppure Naseer dice che dopo la guerra sono molte le bambine che hanno cominciato ad andare a scuola - prima, con i Talebani, non gli era permesso. Da come ne parla si capisce che non gli piacciono, gli Americani. "Si credono i padroni del mondo". Non ho avuto il coraggio di chiedergli dove sarebbe, lui, se i padroni del mondo non avessero presi a calci nel basso ventre quel manipolo di pazzi che erano i Talebani. Lui, la sua mogliettina 23enne, e tutti quei bambini. Probabilmente lui sarebbe ancora rifugiato in Pakistan, e quei bambini avrebbero magari un Kalashnikov invece dello zainetto con i libri. E le bambine sarebbero chiuse in un burqa
Mi ha fatto fare un giro, e mi ha portato su quello che potrebbe essere definito "il Pincio di Kabul". Una collina da cui si vede quasi un quarto della citta', con quello che una volta doveva essere un bel giardino, ma che adesso e' ridotto a una distesa di terra secca e arida. C'era anche un albergo (che ho scambiato per una moschea...), anch'esso ormai abbandonato e in rovina. C'erano un sacco di bancarelle che vendevano un po' di tutto. In realta' tutta Kabul ne e' piena. Vendono soprattutto frutta, tanta frutta, ma anche acqua, te', bibite varie, la versione afghana degli arrosticini, carne, pane ed altre cose. Naseer me ne ha fatta assaggiare una, con un nome impronunciabile. Immaginate una via di mezzo tra un palloncino mezzo sgonfio, un bigne' di San Giuseppe fritto e un disco volante. Il tutto di colore arancione intenso, quasi rosso. E' una cosa che la prossima volta prendero' anch'io, perche' e' proprio buona. E' praticamente una pastella fritta immersa in un liquido che chiamano "ginger", probabilmente a base di zenzero, ripiena con patate e altre spezie non identificabili. Il tutto abbondantemente piccante. Decisamente particolare... e buona.
E poi siamo andati in un posto chiamato "Park Pizza Milano", una specie di fast food-gelateria-pizzeria-birreria-paninoteca-quant'altro, in cui si puo' mangiare qualunque cosa. Lui e' andato a parcheggiare, io sono entrato da solo. Ho avuto la stessa impressione che potrebbe avere un albino che entra in un locale malfamato di Harlem. Abbiamo preso una coppa di gelato, io alla banana e lui al mango. Non era male, solo un po' troppo dolce. Costo? Circa 50 centesimi. Qui mangiare costa proprio poco. Si puo' mangiare abbastanza anche con 2 o 3 dollari. Il "Park Pizza Milano" vende 1 Kg di kebab a circa 5 dollari. Ci sto facendo un pensierino.
Vacanze
Be', ne ho imparato un'altra. Qui il giorno di festa settimanale non e' domenica, ma venerdi'. Ieri era venerdi'. Questo vuol dire che gli uffici sono chiusi, quindi non ho potuto aggiornare il blog. Fortunatamente mi sono svegliato con calma, verso le 9 (finalmente una bella dormita!), e mi sono messo a lavorare qui in camera. Ho cosi' tante cose da fare! Non ho neanche mangiato, il che forse non e' proprio un male. Tanto non ho tutta 'sta fame...
verso le due sentivo rumore, giu', cosi' sono sceso e ho trovato Paul, Alex e Runna (continuero' a chiamarlo cosi', in mancanza di meglio) in una piscina improvvisata, con una sacca termica piena di vino rosso, lattine di birra, barattoli di cetriolini sottaceto. Che vi devo dire... avro' pure un sacco di cose da fare, ma un giorno di festa e' un giorno di festa! Costume, asciugamano, olio solare, cetriolino, bicchierazzo di vino e piedi a mollo... diciamo due minuti e venti.
La sera c'e' stato un party a casa di qualcuno, non ho idea di chi fosse. Tutti occidentali, comunque. Appena siamo arrivati c'era gente che scavava nel giardino, il che mi ha preoccupato un po'. Molto meno, quando hanno tirato fuori dalla buca due maialini da latte che la' dentro stavano cuocendo da piu' di tre ore su un letto di sassi roventi, coperti da un sacco di tela e uno strato di terra. Be', non reggevano il confronto con una bella porchetta, pero' non erano niente male. E poi vino, birra a volonta', insalate, kebab (praticamente arrosticini), pollo alla brace... considerando che ero a stomaco vuoto, potremmo dire che "ho fatto onore"...
Nel frattempo ho imparato tre parole in persiano: "bly" (pron: balé) che significa "sì"; "né" che significa "no" e "tasha-korr" che vuol dire "grazie". Mi manca "cibo" e "femmina", poi i bisogni primari saranno soddisfatti... (Alina, non ti arrabbiare, sto scherzando. Dovro' pure far divertire il mio folto pubblico, no?)
giovedì, luglio 10
Cibo e religione
E be', prima o poi doveva arrivare... la chiamano "diarrea del viaggiatore", e piu' o meno tocca a tutti. Ieri sono andato via presto dall'ufficio, verso le 5. Alle 6 mi sono buttato a letto e, tranne alcune... ehm... sortite dovute a impellenze fisiologiche, mi sono alzato stamattina alle 7.30. Mi sento molto meglio, probabilmente ho avuto una piccola congestione. Forse la coca cola fredda, o forse l'aria condizionata. O forse il pollo fritto di ieri... Stamattina sono venuto in ufficio con Paul "John Wayne" Burke, che ha fatto una piccola deviazione per farmi vedere da dove viene quella roba che ho mangiato in questi giorni. Be', mi stavo sentendo male... una stradina stretta, polverosa, piena di gente lurida e di "negozi" semidiroccati con dei pezzi di carne esposti sulla soglia, all'aria aperta, pieni di mosche. Pare che gli animali vengano macellati direttamente li', sulla strada, squartati e appesi. Un ispettore dell'Ufficio di Igiene, vedendo questo posto, avrebbe sicuramente cambiato mestiere. A questo punto mangiare diventa piu' difficile...
Oggi Naseer mi ha portato in un ristorante a 500 metri da qui. Per la prima volta ho calcato le strade di Kabul... e appena uscito dal comprensorio WFP siamo stati abbordati da una bambina che chiedeva l'elemosina. Il ristorante era carino, ben curato, sembrava un'isola felice in mezzo alla bolgia cittadina. Abbiamo preso una zuppa di pollo (stile cinese), molto buona anche se imbottita di pepe; poi del riso con del pollo e degli spaghetti con del pollo. Pare che i polli abbiano vita dura (soprattutto breve), in Afghanistan. Sara' perche' e' una delle poche carni che un musulmano puo' mangiare. Naseer mi ha detto che lui non beve nulla al di sopra della birra (e solo fino a un massimo di 5 gradi), non mangia maiale, puo' mangiare solo alcuni tipi di pesce (ad esempio non ha mai visto un gambero) e non mangia nemmeno carne di cavallo. Potrebbe farlo solo se si sentisse in pericolo di vita e non avesse altra possibilita', cosi' ordina la religione. Gli ho detto che da noi la religione non e' cosi' presente, e non ci impone limitazioni sui cibi. Mi ha guardato un po', ci ha pensato un po', e poi ha detto "Grazie a Dio, per noi e' diverso". L'ho guardato un po', ci ho pensato un po', e poi mi sono detto: "Grazie a Dio, e' diverso PER VOI!"
Oggi ho conosciuto il vicegrandecapo, Jolanda Hogerkamp. Una simpatica persona. Quando le ho detto che il database, cosi' com'e', e' da buttare, mi ha guardato con l'aria un po' sconvolta. Pero', molto onestamente, ha detto che non ha le competenze tecniche per giudicare questa decisione. Per questo aspettera' il ritorno del grande capo, Susan, domenica prossima, e sara' lei a decidere. Comunque ho fatto un figurone, perche' le ho messo in mano un memorandum dall'aria molto ufficiale con l'analisi della situazione. Ha detto che lo leggera'... (mi ricorda tanto il classico "Le faremo sapere"...)
martedì, luglio 8
Ma che ne volete sape'...
Madonna, che bello! Un vero pranzo afghano!!! Seduto per terra, sotto un pergolato, con le mosche che ronzano e si posano dappertutto, circondato da 8 afghani che parlano persiano stretto... e vero cibo persiano fra le mani: una scatola di cartone del tutto simile a quelle di McDonald's, con dentro del pollo fritto, patatine fritte, una bustina di ketchup, e mezzo panino all'olio. E da bere, una bottiglia di Coca Cola con l'etichetta in afghano. Che emozione! Il tutto mangiato "co' le mano", come quando si era piccini piccini, con l'olio che cola sulle mani e sulle barbe. Ma che ne volete sape'...
Oggi primo giorno di lavoro serio. Mi hanno installato Lotus Notes, che non so assolutamente usare, e che mi ha reso inservibile Outlook Express. Morale, ho perso tutta la mia rubrica e tutta la mia posta. E non posso impostare i miei account personali. La faccenda si complica maledettamente. Comunque. Naseer mi ha fatto finalmente vedere il database su cui dovrei lavorare. Fu iniziato da un team di sedicenti programmatori un paio di anni fa, e lui ci sta combattendo da circa un anno. Mi sono bastati venti minuti per cominciare a insultarlo. Gli ho dato del pazzo, del kamikaze, del masochista... ragazzi, un database cosi' non l'ho mai visto! Una sessantina di tabelle, alcune mai utilizzate, altre del tutto inutili (ce n'e' una che "conta" le settimane dell'anno: 1, 2, 3, 4 = gennaio; 5, 6, 7, 8 = febbraio, e cosi' via). Ci sono anche query completamente vuote. Gli ho detto che la mia opinione e' di rifarlo da capo, e lui mi ha detto che si', ci aveva pensato, ma che gli hanno bocciato l'idea perche' ormai avevano speso troppi soldi su quello, per farne un altro. Allora ho cominciato a insultare anche i capoccioni. Al prossimo briefing, se qualcuno mi chiedera' un'opinione, gliela daro' volentieri...
Finalmente ho fatto alcune foto, rileggete i post precedenti e ci troverete i link. Ne faro' sempre di piu', spero. John Wayne mi ha detto che mi portera' un po' in giro, magari riesco a filmare qualcosa.
Novita'
Avevo dimenticato una cosa importantissima! Oggi sono riuscito a comunicare. Mi sono agganciato alla rete della WFP, non senza difficolta' (per dirne una, ho SOLO dovuto cambiare sistema operativo...). La rete qui e' disponibile solo dalle 15 alle 8. Ho chiesto il motivo, pensando a chissa' quali enormi problemi logistici bisognasse risolvere... banda occupata, turnazioni, manutenzione, razionamenti di elettricita'... e invece la risposta e' stata "Perche' l'orario di lavoro va dalle 8 alle 16". Tutto chiaro. Fino alle 15 la gente e' costretta a lavorare. Alle 15 ha talmente voglia di andarsene a casa che piu' che leggere la posta non fa. Pare che prima tutti quanti passassero il loro tempo a chattare. E' proprio vero che tutto il mondo e' paese...
Comunque Paul mi ha detto che la settimana prossima questa guest house (o meglio: ANCHE questa) dovrebbe essere cablata. Chissa' che fra poco non riesca ad avere una connessione Internet qui in camera!!! (... e chissa' con quali limitazioni... :-((( )
Ah. Oggi mi hanno fatto partecipare al loro briefing settimanale. Ognuno fa il suo rapporto. Be', bello. Posso toccare con mano i problemi che escono fuori dalla distribuzione del cibo, legati, che ne so, alle scadenze dei biscotti, ai camion che finiscono la benzina, e a quelli che vengono attaccati. Paul ha fatto un resoconto molto dettagliato della situazione, ci sono un sacco di cose che succedono ma di cui noi a occidente non sentiamo parlare. Due funzionari WFP sono morti durante una missione in un posto a sud-est, una delle zone ancora molto calde. Un razzo, pare. E qui a Kabul, all'aereoporto (che da qui dista pochi chilometri) c'e' stata ieri un'esplosione, una bomba molto rozza, evidentemente fatta da gente poco pratica. Si pensa che sia gente locale, inesperta di esplosivi, assoldata dai Talebani, o forse semplicemente degli idioti che vogliono dare il loro contributo all'aumento dell'entropia dell'Universo. Comunque queste cose accadono, e la gente qui muore davvero. Ma sono mesi che televisioni e giornali non parlano dell'Afghanistan.
Comunque pare che la situazione stia lentamente migliorando. In una delle tante "riunioni al vertice" delle Nazione Unite si sta parlando di ridurre il livello di attenzione a 3 in quasi tutta la regione. I livelli di sicurezza vanno da 1 (pace) a 4 (pericolosita' assoluta). La maggior parte dell'Afghanistan ora e' a livello 3, ma una certa parte (specialmente il sud) e' a livello 4. Chissa', magari e' un buon segno...
Kabul
Kabul e' una citta' particolare. C'e' un sacco di gente, per strada, anche se dipende molto dagli orari. Sono quasi tutti vestiti di stracci, ma c'e' un gran fermento. Ho visto tantissime bancarelle che vendono principalmente frutta (cocomeri, pesche, mele...), ma anche parecchi venditori di te'. In compenso ci sono pochissime donne coperte da capo a piedi. Ho visto anche il mio primo burqa, e devo dire che, cosi' come il chador, vederlo dal vivo anziche' in TV fa un effetto proprio strano...
Parecchi negozi. Addirittura un sedicente "Internet point" e un paio di negozi di computer in cui non credo entrero' mai (non mi serve un 286...). Tutti pero' con le stesse caratteristiche: insegne colorate, grandi scritte vivaci sulle vetrine, ma totalmente decrepiti e fatiscenti, cosi' come le strade stesse. Eppure ho visto tanti operai che scavano, sembra per delle tubature o qualcosa di simile.
La strada e' piena di biciclette, quasi mai con una sola persona a bordo. Ci sono un sacco di taxi gialli, tante macchine di tutti i tipi e di tutte le targhe, molte anche con il volante a destra; ma anche tanti carretti, tirati a mano oppure da un mulo, e persino degli autobus che sembrano usciti da un film sulle zone povere dell'India negli anni 20. Il tutto, arrugginito, con le vernici scrostate e le crepe. Insomma, pare che ci si arrangi come si puo'.
Ho visto anche dei vigili agli incroci piu' grandi. Abbastanza buffi, con le loro divise mai uguali fra di loro. Anche loro sembrano capitati li' per caso, pedoni che passavano di li' e hanno deciso di mettere un po' d'ordine nel caos. E di caos ce n'e' parecchio. Non si capisce quali siano le regole del traffico, ognuno fa come gli pare. Si cammina a destra, a sinistra, ci si ferma in mezzo alla strada per parlare con l'amico, si imboccano le strade contromano perche' magari fa piu' comodo... insomma, non e' poi troppo diverso da Roma. Se non fosse per tutti quei turbanti e le barbe, mi sentirei quasi a casa.
Qui alla guest house numero 5 sono arrivati altri ospiti. Un russo che si chiama Alex, un norvegese che si chiama qualcosa come Runna, e... lui, John Wayne. Il capo della sicurezza, quello che mi ha fatto ieri quel briefing cosi' incoraggiante. Pero' sono stati molto carini. Alex e' venuto a bussare alla mia porta per invitarmi sul terrazzo (neanche sapevo ci fosse, un terrazzo) a cenare con loro. Usano cosi'... ogni tanto fanno la spesa (tanto Paul ha il salvacondotto firmato da Allah...), si riuniscono, cucinano qualcosa e steccano tutto. Mi hanno chiesto se la prossima volta voglio unirmi a loro. Non che mi vada molto, ma non posso fare l'eremita, e ho accettato. Il problema e' che parlano un inglese stretto e gergale, e capisco solo un terzo di quello che dicono. Faccio sempre certe figurone...
Ne ho approfittato per chiedere a Paul se posso andare a fare un giro per strada e riprendere qualcosa con la telecamera. Ha storto un po' il naso, ha detto che e' meglio se mi faccio accompagnare, e di non fare tardi. Pero' in sostanza credo abbia detto si'. Dubito che trovero' qualcuno che mi accompagni, percio' mi sa che uno di questi giorni vengo via un po' prima dall'ufficio e mi faccio un girino qui intorno. Almeno potro' far vedere anche a voi qualche immagine di qui.
lunedì, luglio 7
21.15. Termine della prima giornata.
Naseer mi ha portato nella sede WFP, e mi ha fatto conoscere quasi tutte le persone con cui ho dialogato via mail in queste settimane. Sewoo e' un coreano simpaticissimo, mi ha spiegato parecchi dettagli del lavoro che dovro' fare (anche qui, niente di quello che pensavo....). E poi ho scoperto che Bharati, il mio principale referente nella dura lotta per la conquista del visto di ingresso, e' una donna. Non so perche', ma l'avevo sempre pensato come un nome da uomo. C'e' stato anche il tempo per l'obbligatorio briefing sulla sicurezza, in cui il responsabile della sicurezza, un inglese col piglio di John Wayne, mi ha catechizzato per quaranta minuti, e alla fine mi ha messo in mano nove pagine scritte in corpo 10 con le regole da seguire. Esordisce dicendo che in Afghanistan la gente muore al ritmo di 25 persone la settimana. Dice anche che chi sgarra verra' cacciato. La settimana scorsa hanno "perso" due collaboratori, dice, ma non ha specificato se sono stati cacciati o se ci sono rimasti secchi... dal tono cupo della voce direi piu' la seconda. Sanno come motivare i collaboratori, da queste parti. Riassumo le regole principali: - A Kabul e' in vigore il coprifuoco, dalle 23 alle 5. In caso di necessita' dobbiamo chiamare lui che ci viene a prendere, visto che ha un lasciapassare firmato, pare, da Allah in persona. - Dopo il tramonto, vietato girare a piedi. Comunque, mai farlo da soli. Per le donne, e' assolutamente vietato andare in giro senza un uomo, tranne che per i gruppi di donne superiori a quattro (non scherzo, e' vero...) - Evitare i gruppi di persone troppo numerose. Per quanto mi riguarda, un gruppo di 2 e' gia' troppo numeroso. - Ci e' vietato guidare. In caso di incidente, la polizia ci gode un casino a portarsi un occidentale in caserma e farne carne da macello. E' successo un mese fa... - Vietato usare taxi e auto pubbliche. Usare solo mezzi UN, con autisti fidati (tutti locali). Comunque, controllare il comportamento degli autisti e riferire ogni anormalita'. In ogni caso, tenere le portiere bloccate e i finestrini ben chiusi. Fortuna che c'e' l'aria condizionata. - Tenere sempre con se' un marsupio, o una piccola sacca, con soldi, passaporto, cibo e acqua. Se arriva un ordine di evacuazione, potrebbe non esserci tempo di tornare in camera a prendere queste cose. Se ci si deve rifugiare in uno dei bunker a disposizione, cibo e acqua diventano indispensabili. C'e' un bunker in ogni guest house. Oops... mi correggo... c'e' un bunker in ognuna delle prime quattro guest house. La mia non ce l'ha. - Non dare soldi ai mendicanti. E' gia' successo che quando qualcuno l'ha fatto, e' stato incastrato in vie laterali qualche metro piu' avanti, mazzolato e completamente derubato. - Impratichirsi con le esercitazioni IED. Cosa significa IED? Semplice: Improvised Explosion Devise. - Entro 24 ore dall'arrivo, bisogna frequentare un corso rapido di MA. Cosa significa MA? Semplice. Mine Awareness. - Dormire con la porta chiusa a chiave. In ufficio, tenere le persiane chiuse (si', lo so... le persiane... ma NON e' una battuta...). Farlo anche in stanza, se la stanza e' visibile da sopra il muro di cinta. Infine, e qui cito testualmente: - Always carry your radio. Sleep with it by your bed, in the charger, volume down. If you are needed, you will be selcalled. Come a dire: ci viene data una radio ricetrasmittente, una per ciascun membro dello staff, e non dobbiamo mai separarcene. Possiamo essere "selcalled" (chiamata selettiva) in qualunque momento. Le istruzioni proseguono spiegando cosa fare in caso venga scoperta una bomba sotto la nostra macchina, in caso di esplosione di bomba, in caso di esplosione da mina, in caso di terremoto. E' simpatico notare come, prima di entrare dal cancello della WFP, tutti i mezzi vengono ispezionati da un omino apposito, che usa uno strumento apposito costituito da uno specchio apposito in fondo a un apposito bastone. L'omino gira tutto intorno al mezzo, guardandoci sotto con lo specchio, per vedere se qualche buontempone non abbia per caso piazzato una apposita bomba sul fondo dell'auto. La domanda sorge spontanea: MA CHI ME L'HA FATTO FA'??????
(Inizio: segue...)
Ed ecco, dopo due ore e mezza di volo atterriamo all'aeroporto di Kabul. Il colore predominante e' il marrone-grigio delle montagne intorno, inframmezzato dal verde sbiadito e dal giallo di quel po' d'erba che, peraltro, riempie completamente gli spazi liberi dal cemento. La pista e' decisamente rovinata, ha l'aspetto del deserto in piena siccita', crepato dall'inizio alla fine. Rollando per arrivare al punto di sbarco vediamo sfilare a bordo pista ruderi di pietra, tronconi di aeroplani, elicotteri militari, case abbattute. Una tristezza infinita. Riesco solo a pensare: " Mio Dio... sono a KABUL!" A terra regna l'inferno. Una folla infinita ammassata in uno stanzone per il controllo passaporti. Arabi, occidentali, militari, civili. Bambini. Donne completamente coperte di nero, eccolo lo chador che lascia scoperti solo gli occhi. Alcune sembrano molto giovani, e gli occhi sono molto belli. Altre sono decisamente vecchie, figure inquietanti, sembrano membri di una squadra esecutiva della Mano Nera. Fanno proprio impressione, vestite cosi. E poi, invece, ci sono altre ragazze vestite in maniera piu' "leggera", via di mezzo tra orientale e occidentale, quasi tutte con un foulard a coprire la testa. La ressa aumenta alla consegna dei bagagli: non c'e' un nastro trasportatore. Oppure si', volendo c'e', basta ridefinirlo. Se definiamo "nastro trasportatore" un insieme di afghani malvestiti, puzzolenti e urlanti che fanno la spola tra una botola nel muro e la parete di fronte, e che ammassano i bagagli in mezzo alla stanzone, allora si', il nastro c'era. Man mano che riconosciamo i nostri bagagli ce li facciamo dare. Alcuni ci chiedono dei soldi ("bakshish, bakshish"), ma il taglio piu' piccolo che ho sono 10 dollari, e sinceramente mi pare troppo... Finalmente esco, e sto quasi per realizzare che non so cosa devo fare (le mie istruzioni terminavano li'), quando vedo un ragazzo con un cartello con su il mio nome. E' Naseer, che diventa la mia guida e il mio punto focale. Scopriro' poi che in realta' e' il mio diretto collega nel lavoro che devo fare. E' simpatico, parla l"'inglese afgano" che parlano un po' tutti, mi carica su un furgone WFP e mi porta al mio alloggio. Scopro cosi' che le tanto decantate guest house della WFP kabulliana non sono altro che stanze affittate all'interno di quelle che sembrano case private. Il mio padron di casa sembra un po' viscido, ma in realta' e' gentile e fin troppo cerimonioso. Mettero' on line quanto prima delle foto, cosi' potrete vedere che razza di stamberga occupo. Guest house numero 5, stanza numero 6. Le altre 4 guest house sono piene. Io qui sono solo come un pezzo di cane afghano morto. E si concretizza il mio terrore piu' grande: in stanza non ho un collegamento Internet. Moriro' di pizzichi.
(Inizio: segue...)
OK, ho ritirato i bagagli, sono circa le 02.30. Devo aspettare solo quattro ore, poi trovare un fantomatico "Terminal 2", rintracciare in qualche modo un personaggio losco di nome Stig Larssen, che rappresenta "il mio contatto a Dubai" e imbarcarmi su un non meglio definito "volo UN". Nel frattempo mi schiaffo su una sedia e tento di dormire. Difficile, quando vicino hai un totem interattivo con una cazzo di voce che ripete qualcosa di inintelligibile in inglese ogni dieci secondi. Difficilissmo, se poi alle 04:15 una madonna di muezzin attacca la sua pippa nel silenzio notturno. Impossibile, quando un arabo dall'aspetto malandato ti si siede vicino e comincia a ruttare come un maiale per dieci minuti buoni. Comunque sopravvivo fino alle 6, chiedo un po' in giro e mi dicono di prendere un taxi. Esco dall'aeroporto. 39 gradi. Alle sei di mattina. Prendo il primo taxi che trovo (bello, station wagon, aria condizionata a dodicimila) e il tipo mi porta al Terminal 2 senza battere ciglio. Batte ben piu' di un ciglio quando, per pagare i 29 dinari della corsa, gliene do' 30 e gli dico "Tenga il resto". Lui mi guarda brutto come se volesse farmi saltare per aria con una bomba - il che, trattandosi di un arabo, magri ci sono andato vicino. Scopriro' piu' tardi che un dinaro equivale a 20 centesimi circa di Euro. Una mancia da nababbo... e una figura da gabibbo.
Al Terminal 2 incontro di tutto. Un cazzaro di Milano che sta cercando un inglese che non ha mai visto ma con cui ha un appuntamento. L'amico del cazzaro, anch'esso di Milano, che sembra aver fumato una piantagione intera di oppio afghano. Un vecchio arabo che mi si siede di fronte e comincia a fissarmi. Va avanti cosi' per qualche minuto, fino a che mi convinco che 1) o e' un ologramma in fermo immagine, oppure 2) e' morto.
Incontro anche un "ragazzo" di quarantatre' anni di nome Giovanni che lavora per una ditta di Vicenza. Anche lui va a Kabul (solo di passaggio), facciamo conoscenza e soprattutto ci facciamo coraggio a vicenda. Anche lui cerca l'essere mitologico di nome Stig. Lo scoviamo nella sua tana, un ufficio che alla porta ha la scritta "Telephone". Mah. Forse era in incognito. Comunque si rivela una creatura con la simpatia di un calcio al basso ventre e meno umorismo di una boccetta di aspirina. Tentiamo in due di fare qualche battuta, ma lui niente. Ci dichiariamo sconfitti e ci facciamo dare il passi per il volo UN. Andiamo al controllo bagagli, lui passa per primo e con la coda dell'occhio vedo che, riprese le valigie, si congela a meta' di un passo, una gamba avanti e l'altra dietro. Passo anch'io, riprendo le valigie e improvvisamente capisco: davanti a noi, un ufficiale dell'esercito degli Emirati Arabi Uniti. Una ragazza araba di una bellezza da lasciare senza fiato. In divisa, con il solito velo a coprire i capelli nerissimi, un viso scuro, intenso, decisamente arabo, che definire splendido e' riduttivo. Scavo nella memoria, ma non ricordo di aver mai visto una bellezza cosi'. Rimaniamo senza fiato quanto basta per non scatenare le ire del suo collega maschio, evitando cosi' un incidente internazionale e la probabile perdita degli occhi... se non di altro. La sala del check in e' piena di gente. Molte donne in nero, molti bambini. Le bimbe sono quasi tutte molto belle, ce n'e' una che avra' un paio di anni, splendida, vestita con un vestito troppo grande per lei, una borsetta e un fiore di plastica tra i capelli. Lurida, stracciata, affascinata dalla macchina che avvolge le valigie nella plastica. Sgrana gli occhi, si blocca e non si capisce se si chieda che roba e', oppure se vorrebbe averla per giocarci. I maschietti sono brutti, sporchi. Ma hanno tutti uno sguardo strano, profondo, serio, da adulto, lo sguardo di qualcuno che ha visto molto di piu', e di molto diverso, da quello che si aspettava di vedere. O che avrebbe avuto il diritto di vedere. Giretto al Duty Free, e poi imbarco. Un Fokker di vent'anni fa almeno, 64 posti a bordo. Non era esattamente incoraggiante... figuriamoci se poteva essere rassicurante. Niente cappelliere a bordo, i bagagli a mano vengono schiaffati nella stiva, li riprenderemo all'atterraggio. Partiamo. Una hostess algida, con l'affabilita' della signorina Rottenmeier e una evidente idiosincrasia per il sorriso, ci "accoglie", ci mette davanti un po' di sbobba e se ne va schifata lei stessa. Mangio qualcosa e finalmente riesco a dormire un'oretta.
19:30 (ora di Kabul). Inizio della storiaEbbene, eccomi qui, alla fine. Era iniziata un po' come uno scherzo, una specie di gioco. Ed ora sono qui, in una stanza di Kabul, e fuori c'e' un cazzo di muezzin che canta la sua litania... Vi racconto in breve le 18 ore di viaggio che mi sono fatto. Partito da Roma sabato 5 alle 14, tra le mani agitate di ragazza, padre e madre (e occhioni luccicanti di quest'ultima), con destinazione Milano. Arrivato regolare, un'oretta dopo. Mi spalmo su una sedia in attesa del volo per Dubai, appena un'ora e mezza, e gia'comincio a meditare su che cavolo sto facendo, seduto su una sedia dell'aeroporto di Malpensa, osservando un donnone arabo che mi si inginocchia pregando a tre metri di distanza, in piena sala d'aspetto. Mah... magari e' una terrorista
e si sta preparando, mi dico. E solo allora realizzo quanto sia seccante, di questi tempi, volare per cinque ore in un volo di arabi...
Comunque, si parte quasi puntuali. Gesu', la business class e' favolosa... La prossima volta che volate, non ve la fate mancare. Hanno iniziato portandoci una borsetta con crema idratante, pettine, mascherina per gli occhi e un altro paio di indispensabili accessori. Poi la salvietta umida bollente (e quando dico "bollente" non intendo "molto calda", ma BOLLENTE!). Poi un paio di pedalini verdi Alitalia da mettere ai piedi (e dove, se no?). Poi coperta e cuscino per i piu' freddolosi. Poi una cuffietta incellofanata per radio e cinemino. E poi, alle 18.30, e' iniziata la cena.
- Gradisce un aperitivo, Signore? (si sentiva anche la S maiuscola...) - E che, te 'o manno a di'? - Abbiamo del rosso, del bianco e dello spumante, Signore... - Be', spumante, me pare chiaro... - Ne abbiamo due tipi, Signore... - E CACCIA 'STO SPUMANTE, CHE STO' A SCHIUMA'!.... Insomma... faceva caldo, ecco. E poi 'sto famoso spumante era un bianco frizzantino... Riassumo rapidamente il resto del pasto: - Ravioli ricotta e radicchio con burro fuso e salvia, oppure - Pennette al pomodoro pachino e foglie di basilico - Scaloppe di tacchino alla Mediterranea con patate al forno e fagiolini all'olio, oppure - Spiedino di pesce alla griglia con asparagi e carote - Assortimento di formaggi italiani accompagnati con frutta secca e cruditées - Cesto di frutta fresca di stagione - Open bar con offerta di dolci e cioccolatini Ora, non e' per fare il pignolo... ma la ricotta non mi piace, se il pomodoro era pachino io sono una trota salmonata, il pesce, se c'era, era sepolto dagli asparagi e dalle carote, l'assortimento di formaggi consisteva di tre triangolini di similcaciotta, il cesto di frutta se lo sono tenuto loro, e a noi hanno dato UN frutto, l'open bar deve aver chiuso molto presto e l'offerta di cioccolatini c'e' stata, ma di UN cioccolatino... e fortuna che l'ho beccato fondente. Per finire, liquori e amari, questo si'. Averna, limoncello, whisky, grappa... che a 8000 metri di quota fanno il loro sporco effetto, quanto basta per divertirsi al simpatico film con Steve Martin proiettato subito dopo, di cui non ricordo il titolo, seguito dal molto meno simpatico "La stanza di fronte", che quanto meno ha avuto il merito di farmi dormire per l'ultima parte del volo. Ho rosicato, perche' la cuffietta se la sono ripresa (e che ci fanno, la rimettono nel cellophane e la riciclano al prossimo volo?) Dubai, ore 01.30 di domenica mattina. L'aeroporto e' faraonico, enorme, smisurato. Per arrivare al ritiro bagagli cammino per almeno 10 minuti, e mi trovo in una sala enorme con 30 (trenta!) operatori per il controllo passaporti. Sorpresa: sono quasi tutte donne. Praticamente in divisa: tutte vestite di nero, con un velo che copre la testa, ma che nella maggior parte dei casi non riesce a racchiudere tutti i capelli. Visi giovani, alcuni molto belli. Alla "mia" (dopo tre quarti d'ora di fila) chiedo se devo dichiarare soldi, dispositivi elettronici e cosi' via. Mi guarda come se le avessi fatto una proposta sconcia. Anche un po' schifata, e mi dice: "No". Me ne vado avvilito.
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